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UNA NUOVA APPROSSIMAZIONE FACCIALE PER L'UOMO DE LA CHAPELLE-AUX-SAINTS 1

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Abstract and Figures

Il 3 agosto 1908 i fratelli Bouyssonie trovarono nella grotta di Chapelle-aux-Saints, nel sud-ovest della Francia, i resti di uno scheletro neandertaliano in una fossa scavata nel substrato calcareo, lunga 1.45 m, larga 0.85 m, profonda 0.39 m (in seguito denominato com l’acronimo LCS1). Si trattava di un uomo adulto (> 60 di età alla morte), di sesso maschile, vissuto circa 56.000-47.000 anni fa. Lo scheletro, descritto dal paleontologo M. Boule in una importante monografia (Boule, 1911), si presentava quasi completo e in buono stato di conservazione. Si trovava in decubito dorsale, con il cranio rivolto verso Ovest, l’arto superiore destro piegato e quello sinistro disteso, gli arti inferiori raccolti sul lato destro. Vicino al cranio vi erano ossa animali, molte delle quali recavano segni di combustione. Tra le patologie principali riscontrate in questo antico individuo, vi è la brucellosis (Rothschild & Haeusler, 2021), la cui presenza ha permesso di ipotizzare che potesse trattarsi di uno dei primi casi documentati di spillover di malattia infettiva zoonotica. Infine, a livello di archeologia funeraria, è ancora dibattuta tra gli studiosi la teoria secondo cui questa deposizione si configuri essere di tipo intenzionale o meno.
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UNA NUOVA APPROSSIMAZIONE FACCIALE PER
L’UOMO DE LA CHAPELLE-AUX-SAINTS 1
Cicero Moraes
(Ortogonline Treinamento em Desenvolvimento Profissional e Consultoria LTDA, Sinop, MT),
Elena Varotto
(FAPAB Research Center, The University of Adelaide),
Claudia Portaro
(FAPAB Research Center),
Michael E. Habicht
(FAPAB Research Center, Flinders University),
Emanuele Torrisi
,
Valentina Vittori
,
Luigi Lambusta
(FAPAB Research
Center),
Emilio Nuzzolese
(Università di Torino),
Mario Torreggianti
(Unicamillus International Medical University),
Luca
Sineo
(Università degli Studi di Palermo),
Francesco M. Galassi
(University of Lodz)
LA CHAPELLE-AUX-SAINTS 1
Il 3 agosto 1908 i fratelli Bouyssonie trovarono nella grotta di Chapelle-aux-Saints, nel sud-ovest della Francia, i resti di uno scheletro
neandertaliano in una fossa scavata nel substrato calcareo, lunga 1.45 m, larga 0.85 m, profonda 0.39 m (in seguito denominato con
l’acronimo LCS1). Si trattava di un uomo adulto (> 60 di età alla morte), di sesso maschile, vissuto circa 56.000-47.000 anni fa. Lo
scheletro, descritto dal paleontologo M. Boule in una importante monografia (Boule, 1911), si presentava quasi completo e in buono
stato di conservazione. Si trovava in decubito dorsale, con il cranio rivolto verso Ovest, l’arto superiore destro piegato e quello sinistro
disteso, gli arti inferiori raccolti sul lato destro. Vicino al cranio vi erano ossa animali, molte delle quali recavano segni di combustione.
Tra le patologie principali riscontrate in questo antico individuo, vi è la brucellosis (Rothschild & Haeusler, 2021), la cui presenza ha
permesso di ipotizzare che potesse trattarsi di uno dei primi casi documentati di spillover di malattia infettiva zoonotica. Infine, a
livello di archeologia funeraria, è ancora dibattuta tra gli studiosi la teoria secondo cui questa deposizione si configuri essere di tipo
intenzionale o meno.
METODOLOGIA UTILIZZATA PER
L’APPROSSIMAZIONE FACCIALE E RISULTATO
GRAFICO
Inizialmente, sono stati importati due modelli dello
stesso cranio, uno dalla tomografia assiale
computerizzata disponibile online,
(http://foveaproject.free.fr/availableDataFossilEng.html)
ma senza mandibola (Fig.1A), eun altro modello
digitalizzato tramite fotogrammetria da una replica
con la mandibola (Fig.1B). I modelli sono stati poi
allineati per occupare lo stesso spazio eposizionati sul
piano orizzontale di Francoforte (Fig.1C). La tomografia
di un individuo moderno, il cui cranio e i cui tessuti
molli sono stati ricostruiti in una maglia 3D, èstata
importata per servire da “donatore virtuale” nel
processo di modellazione anatomica (Fig.1D). La mesh
facciale èstata nascosta eil cranio del donatore
virtuale èstato allineato a quello del Neanderthal (Fig.
1E). Le mesh del donatore virtuale sono state
sottoposte aun processo di modellazione in modo che
il cranio del donatore fosse compatibile con quello del
Neanderthal (Fig.1F) e i tessuti molli hanno seguito la
deformazione, generando un volto compatibile con il
cranio da approssimare (Fig.1G,H,I). Durante il processo
èstato possibile segmentare l'endocranio, ottenendo
~1540 cc (Fig.1J). Per completare la proiezione dei
tessuti molli, sono stati utilizzati marcatori di spessore
dei tessuti molli (De Greef et al.2006; Moraes et al.,
2014)misurati in esseri umani viventi (Fig.1K), con la
proiezione del naso eil posizionamento dei muscoli
secondo il lavoro di Moraes et al.2014 (Fig.1L,M). Infine,
la mesh di una precedente approssimazione facciale è
stata riutilizzata eadattata alla modellazione
anatomica ealla proiezione del profilo del viso (Fig.1N),
seguendo l'approccio presente in Abdullah et al.2022.
La mesh finale ha ricevuto la pigmentazione della pelle (Fig.1O) e la
configurazione di capelli e peli. Le immagini finali sono state generate in
due versioni, una in tono seppia senza capelli e l'altra acolori, con peli,
barba e capelli. La ricostruzione proposta (Fig. 2) rappresenta l’ultima di una
lunga serie (Lambers et al., 2022) che ha visto la graduale evoluzione da una
concezione molto primitiva ed “animalesca” del Neanderthal ad una che
più lo vede prossimo all’uomo anatomicamente moderno, come anche
evidenziato dalle più moderne linee di ricerca evoluzionistica.
RINGRAZIAMENTI
Le immagini TAC utilizzate in questo studio provengono dal progetto
FOVEA
, che è sostenuto e parzialmente finanziato dal programma interdisciplinare ”Information Society Archivage et patrimoine documentaire
- Apports des sciences de l'information et de la cognition" del French Center for Scientific Research (CNRS) per gli anni 2003-2005. Si ringrazia, inoltre, il dottor Moacir Elias Santos per le fotografie della replica che
sono state scansionate in 3D, dando vita a uno dei crani utilizzati in questo studio.
Fig. 2
Fig. 1
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