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Valutare l’aiuto, la condivisione e il conforto: una batteria di prove prosociali per l’Infanzia (BPS-I).

Authors:

Abstract and Figures

In this paper a battery of prosocial task for infants is described. It's use in educational context is underlined.
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Il Mulino - Rivisteweb
Elisa Brazzelli, Ilaria Grazzani
Valutare l’aiuto, la condivisione e il conforto: una
batteria di prove prosociali per l’infanzia (BPS-I)
(doi: 10.1449/102018)
Psicologia clinica dello sviluppo (ISSN 1824-078X)
Fascicolo 2, agosto 2022
Ente di afferenza:
Universit`a degli studi di Milano Bicocca (unibicocca)
Copyright c
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E S P E R I E N Z E
Valutare l’aiuto,
la condivisione e il conforto:
una batteria di prove
prosociali per l’infanzia
(BPS-I)
Elisa Brazzelli (Università degli Studi di Milano-Bicocca)
Ilaria Grazzani (Università degli Studi di Milano-Bicocca)
1. Introduzione. Con questo lavoro ci po-
niamo un duplice obiettivo: da un lato presen-
tare una batteria di prove per valutare l’attitu-
dine al comportamento prosociale dei bambini
tra i due e i tre anni, dall’altro lato descrivere
l’esperienza del suo utilizzo nel contesto dell’a-
silo nido da parte di educatrici che hanno par-
tecipato a una ricerca-intervento.
Negli ultimi decenni, nell’ambito della
psicologia dello sviluppo si è assistito ad un
crescente intesse per lo studio dei compor-
tamenti prosociali nella prima infanzia. Defi-
niti come azioni volontarie messe in atto per
arrecare beneficio ad un’altra persona senza
trarne un immediato vantaggio (Eisenberg, Fa-
bes e Spinrad, 2006), i comportamenti proso-
ciali svolgono un ruolo importante nel favorire
il benessere psicologico a livello individuale
e interpersonale. Numerose ricerche hanno
infatti evidenziato come la manifestazione di
tali condotte sia associata, nel corso dello
sviluppo, a livelli più elevati di autoefficacia
emotiva e autostima, oltre che ad una dimi-
nuzione di comportamenti ostili ed aggressivi
(per una rassegna, Eisenberg, Eggum-Wilkens
e Spinrad, 2015; Findley-Van Nostrand e Oja-
nen, 2018). Lo sviluppo di un orientamento
prosociale costituisce infatti un fattore protet-
tivo che facilita relazioni sociali positive, accet-
tazione da parte dei pari e creazione di una
buona rete amicale (Denham et al., 2003).
I comportamenti prosociali includono varie
tipologie di azioni che compaiono in età pre-
coce. Tra queste condotte vi sono l’offrire aiuto
strumentale (ad esempio, recuperare oggetti,
rimuovere ostacoli), fornire informazioni (per
esempio, indicando ove un oggetto è stato spo-
stato), il condividere risorse (cibo, strumenti) e
dare conforto, per esempio consolando (Dun-
field, 2014; Tomasello, 2010). In linea con evi-
denze empiriche recenti (Dunfield e Kuhlmeier,
2013; Paulus, 2014; Stout, Karahuta, Laible e
Brandone, 2020), i comportamenti prosociali
vengono manifestati in risposta a specifici biso-
gni che l’altra persona sperimenta – principal-
mente di tipo strumentale, materiale ed emo-
tivo – evolvendo secondo traiettorie di sviluppo
specifiche. Infatti, già intorno ai 12-18 mesi
i piccoli sanno riconoscere le necessità stru-
mentali, manifestando comportamenti di aiuto
come indicare o porgere a qualcuno un oggetto
fuori dalla sua portata (Dahl, 2015; Liszkowski,
Carpenter e Tomasello, 2008). Dai 24 mesi
circa iniziano a condividere oggetti donando
una propria risorsa, come un giocattolo o del
cibo, ad un individuo che la desidera o ne ha
bisogno (Brownell, Iesue, Nichols e Svetlova,
2013). Successivamente, tra il secondo e il
PSICOLOGIA CLINICA DELLO SVILUPPO / a. XXVI, n. 2, agosto 2022, pp. 337-344
E. Brazzelli, I. Grazzani
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terzo anno di vita, con lo sviluppo delle capa-
cità di riconoscimento delle emozioni, i piccoli
iniziano a sperimentare forme di connessione
empatica assumendo la prospettiva emotiva
dell’altro (Hoffman, 2000; Nichols, Svetlova e
Brownell, 2009) e offrendo conforto in risposta
alla sofferenza emotiva o al malessere fisico al-
trui (Svetlova, Nichols e Brownell, 2010).
Tra gli strumenti per misurare la presenza
e frequenza di comportamenti prosociali nell’in-
fanzia vi sono griglie di osservazione dei com-
portamenti del bambino e questionari compila-
bili dall’adulto.
Per quanto riguarda l’osservazione, a par-
tire dal pionieristico studio di Denham (1986)
essa è stata utilizzata da diversi studiosi come
metodo elettivo per lo studio dei comportamenti
prosociali spontanei manifestati dai piccoli. Suc-
cessivamente, sono stati incrementati e perfe-
zionati sia gli strumenti osservativi carta-matita
sia i sistemi di codifica dei dati osservativi (Orna-
ghi, Brazzelli, Grazzani, Agliati e Lucarelli, 2017;
Conte, Grazzani e Pepe, 2018). Nonostante la
rilevanza delle informazioni raccolte, l’osserva-
zione può essere molto dispendiosa in termini di
tempi, anche a causa della bassa emissione di
tali condotte. Inoltre, l’osservazione di condotte
spontanee impedisce il controllo di variabili quali
il genere, la vicinanza o meno di adulti, il tipo di
situazione e così via.
Per quanto concerne invece i questionari,
questi si prestano ad essere utilizzati da geni-
tori o da altri adulti significativi (Baumgartner
e Pistorio, 2006; Brazzelli, Farina, Grazzani e
Pepe, 2018; D’Odorico, Cassibba e Buono,
2000; Ensor e Hughes, 2005; Goodman,
1997; Grazzani, Ornaghi, Pepe, Brazzelli e
Rieffe, 2017). Tuttavia, l’uso del questiona-
rio presenta limiti che hanno a che fare con
l’abilità e l’oggettività dell’adulto (genitore,
insegnante o educatore) nell’osservare e regi-
strare la presenza e frequenza di certi com-
portamenti. In particolare, è stato sottolineato
il rischio della desiderabilità sociale per la
possibilità, da parte del compilatore, di sce-
gliere le risposte considerate socialmente
più accettabili e apprezzabili da chi le codifi-
cherà. Per ovviare ad alcuni limiti nell’uso di
griglie osservative e questionari, può essere
rilevante usare anche altri tipi di strumenti, fra
cui i compiti, o prove, strutturati.
A tale riguardo, all’interno delle attività di
ricerca del nostro laboratorio, abbiamo pre-
disposto una batteria di prove, dotate di un
buon livello di affidabilità statistica (a = .79),
che potesse essere utilizzata in modo com-
plementare o alternativo sia alla osservazione
di comportamenti prosociali dei bambini sia
all’uso di questionari da parte degli adulti di ri-
ferimento. In relazione agli obiettivi del lavoro,
qui di seguito dapprima descriveremo la Bat-
teria di prove prosociali per l’infanzia (BPS-I),
da noi predisposta, illustrando la procedura di
somministrazione e di codifica delle risposte
dei bambini; successivamente presenteremo
l’esperienza del suo utilizzo nell’ambito di una
ricerca-intervento, condotta con bambini di
2-3 anni nel contesto del nido, che ha coin-
volto le educatrici.
2. La Batteria di prove prosociali per
l’infanzia (BPS-I). La Batteria di prove pro-
sociali per l’infanzia (BPS-I) è l’adattamento
italiano dei compiti messi a punto da War-
neken e Tomasello (2006) e Dunfield e col-
laboratori (Dunfield, Kuhlmeier, O’Connell e
Kelley, 2011), pensata per bambini tra i 18 e
i 36 mesi circa. A ciascun bambino vengono
presentate sei prove (due di Aiuto, due di Con-
divisione e due di Conforto) così strutturate:
dopo un iniziale momento di gioco insieme
o attività condivisa, l’adulto che propone la
prova – ricercatore, psicologo clinico o perso-
nale educativo – esprime un bisogno (strumen-
tale, materiale o emotivo), manifestando in un
primo momento un’espressione neutra (man-
tenendo quindi lo sguardo fisso sull’oggetto
desiderato) e successivamente richiamando
l’attenzione del bambino alternando lo sguardo
tra quest’ultimo e l’oggetto target1.
Nelle due prove di Aiuto (Helping) viene
valutata la capacità del bambino di riconoscere
1 La descrizione dettagliata dello strumento (elenco del materiale, procedura di somministrazione, sistema di
codifica delle risposte) è disponibile sul sito del Lab-PSE (https://www.labpse.it/strumenti).
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Valutare l’aiuto, la condivisione e il conforto
un bisogno strumentale, manifestato da un’altra
persona, e rispondervi offrendo aiuto. In parti-
colare, il compito prevede la costruzione di due
situazioni sperimentali in cui il bambino osserva
un adulto che desidera recuperare un oggetto.
Nella prima prova, denominata «Ricerca dell’og-
getto scomparso» (Across-the-room Task),
adulto e bambino stanno completando un
puzzle quando l’adulto esclama «Ci manca un
pezzo!», iniziando la ricerca del tassello man-
cante nella stanza. Nella seconda prova invece
(fig. 1a), denominata «Oggetto non raggiungi-
bile» (Out-of-reach Task), mentre l’adulto rior-
dina il puzzle precedentemente costruito con il
bambino, un pezzo cade a terra fuori dalla sua
portata; a quel punto l’adulto vocalizza «Ops!» e
allunga braccio e mano verso il pezzo di puzzle
a terra in modo da esplicitare al bambino il suo
bisogno.
Nelle due prove di Condivisione (Sharing)
viene valutata la capacità del bambino di rico-
noscere un bisogno materiale, manifestato da
un’altra persona per la mancanza di risorse
(oggetti o cibo), e rispondervi condividendo
i propri beni. Nel primo scenario di condivi-
sione di cibo (Food sharing Task), viene con-
segnata all’adulto una tazza vuota mentre al
bambino viene data una tazza contenente dei
biscotti (o altro cibo). Di fronte alla disparità
di risorse l’adulto aggrotta la fronte e mostra
un lieve cipiglio, rivolgendo inizialmente lo
sguardo sulla sua tazza, per poi ricercare il
contatto visivo con il bambino alternando lo
sguardo tra la tazza e il piccolo. Il secondo
scenario di condivisione di giocattoli (Toys
sharing Task) (fig. 1b), ricalca il compito
precedente con una piccola variazione ri-
guardante l’oggetto da condividere: all’adulto
a) Prova di Aiuto –
Oggetto non raggiungibile
b) Prova di Condivisione –
Condivisione di giocattoli
c) Prova di Conforto –
Ginocchio ferito
fig. 1. Setting della Batteria di prove prosociali per l’infanzia (BPS-I).
E. Brazzelli, I. Grazzani
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viene infatti consegnata una scatola vuota
mentre al bambino viene data una scatola
contenente delle matite colorate (o piccoli
giochi). In entrambe le prove, la condivisione
viene codificata quando il bambino prende al-
meno un biscotto o una matita colorata dalla
propria scatola da offrire all’adulto.
Nelle prove di Conforto (Comforting) ven-
gono presentate ai bambini due situazioni di
disagio fisico o emotivo – una derivante da un
piccolo incidente/trauma fisico e la seconda
conseguente alla rottura di un giocattolo – in
modo da favorire, nei bambini, la messa in
atto di comportamenti di conforto o conso-
lazione, sia verbale che fisica. Nella prova
denominata «Ginocchio ferito» o «Dita schiac-
ciate» (Banged knee o Slammed fingers Task)
(fig. 1c) l’adulto urta con il ginocchio lo spi-
golo del tavolino (in alternativa, può fingere di
schiacciarsi un dito) e mostra un’espressione
di dolore sul volto, strofinando il ginocchio
e vocalizzando il proprio dolore (ad esem-
pio, «Oh! Il mio ginocchio, ho sbattuto il mio
ginocchio!»). Nella prova «Giocattolo rotto»
(Broken toy Task) l’adulto mostra al bambino
il suo giocattolo preferito e mentre giocano
esso si rompe. L’adulto guarda quindi il gio-
cattolo rotto ed esclama con aria triste «Oh!
Il mio giocattolo, ho rotto il mio giocattolo!».
Per entrambe le prove di conforto, l’adulto ini-
zialmente mantiene lo sguardo sulla fonte del
malessere (ginocchio ferito o giocattolo rotto),
per poi alternare lo sguardo tra ginocchio/gio-
cattolo e il bambino.
3. L’esperienza di utilizzo della BPS-
I al nido. Nell’ambito di una ricerca-intervento
(Brazzelli, Grazzani e Pepe, 2021), volta a ve-
rificare l’efficacia di un training nell’incremen-
tare le abilità prosociali dei bambini al nido,
abbiamo utilizzato la Batteria di prove proso-
ciali poco sopra descritta. La somministra-
zione della BPS-I è avvenuta individualmente
all’interno del contesto del nido, durante le
ore di frequenza, con il coinvolgimento delle
educatrici. Ciascun bambino/bambina è stato
accompagnato/a dalla propria educatrice di
riferimento in una stanza tranquilla e familiare,
dove era stato predisposto il materiale per lo
svolgimento delle prove. L’intera sessione è
stata video-registrata per essere poi codificata
da parte di due esperti indipendenti, che hanno
attribuito un punteggio secondo il sistema di
codifica predisposto (tab. 1).
Le educatrici hanno partecipato attiva-
mente all’esperienza attraverso un percorso
di formazione e supervisione integrato nella
ricerca-intervento. La formazione, costituita
da 6 incontri nel corso di 3 mesi, aveva un
duplice obiettivo rivolto alle educatrici: l’ap-
profondimento delle conoscenze teoriche
sulle competenze prosociali, sulle diverse
tipologie di condotte sociali positive e sui
loro antecedenti, e l’acquisizione di strumenti
utili alle educatrici stesse per la valutazione
dei comportamenti prosociali nei bambini di
questa fascia d’età. Le video-registrazioni,
effettuate durante la somministrazione della
BPS-I ai bambini, sono state utilizzate come
prezioso ausilio durante il percorso formativo
per affinare le competenze osservative delle
educatrici sul processo che porta alla mani-
festazione di condotte prosociali in relazione
ai bisogni, ai desideri e alle emozioni che ali-
mentano tali comportamenti.
L’esperienza ha permesso alle educatrici
di osservare i diversi tipi di condotte prosociali
che i bambini possono produrre in risposta ai
bisogni altrui, mettendo in evidenza le diffe-
renze individuali nell’abilità di favorire il benes-
sere di altri. Ad esempio, per quanto riguarda
le prove di Aiuto è stato possibile osservare
sia comportamenti del tipo «guardare l’adulto
o l’oggetto desiderato» sia risposte prosociali
quali: «alzarsi per cercare il pezzo di puzzle
mancante», «raccogliere l’oggetto desiderato
e porgerlo all’adulto» non appena quest’ultimo
allunga il braccio indicando l’oggetto. Rispetto
alle prove di Condivisione, in cui i bambini pos-
siedono più risorse materiali dell’adulto (cibo
o giocattoli), le risposte osservate variavano
da «osservazione del contesto circostante» e
«manipolazione con il materiale in proprio pos-
sesso’, sino alla messa in atto di azioni che
rivelano una capacità di riconoscere i bisogni
materiali dell’altro condividendo più frequente-
mente il cibo o alcune delle matite contenute
nella propria scatola, accompagnando spesso
E S P E R I E N Z E
341
Valutare l’aiuto, la condivisione e il conforto
l’azione con un commento verbale come «Ti
do un mio biscotto». Infine, per quanto ri-
guarda le prove di Conforto, sono state rile-
vate risposte di conforto come «accarezzare il
ginocchio infortunato» dell’adulto, «dare un ba-
cio» sulla parte del corpo ferita o «consolare
verbalmente» dicendo ad esempio «Adesso
passa».
4. Conclusioni. Con il duplice obiettivo di
presentare la Batteria di prove prosociali nell’in-
fanzia e raccontare l’esperienza del suo utilizzo
all’interno di una ricerca-intervento condotta al
nido, l’auspicio è che questo lavoro possa risul-
tare utile tanto a coloro che desiderino usare
tali prove ai fini di ricerca (si veda ad esempio
Brazzelli et al., 2021), tanto a quei professio-
nisti (educatori, psicologi) che vogliano valutare
la competenza prosociale dei piccoli al fine di
promuoverne lo sviluppo laddove tale compe-
tenza è carente.
Nell’esperienza sopra documentata, l’u-
tilizzo delle prove nel contesto educativo ha
permesso ai ricercatori di valutare le diffe-
renze individuali nella capacità dei bambini
di offrire aiuto, condivisione e consolazione
attraverso una procedura standardizzata e un
sistema di codifica predisposto. Inoltre, l’uso
del materiale videoregistrato, prodotto durante
la somministrazione delle prove e oggetto di
discussione e analisi nel percorso di forma-
zione e supervisione, ha potenziato nelle edu-
catrici la capacità di osservare l’emissione di
queste condotte nel contesto del nido, acqui-
sendo maggior consapevolezza sulle diverse
sfumature della prosocialità e sull’utilità di pro-
muovere lo sviluppo di queste competenze fin
dai primi anni di vita.
Dal momento che la capacità di leggere
il bisogno dell’altro e di attivarsi in senso al-
truistico richiedono competenze emotive e
sociali non presenti, per esempio, nei bambini
con disturbi dello spettro autistico, vorremmo
concludere sottolineando che questa Batteria
di prove può essere un valido supporto anche
per lo psicologo clinico nella diagnosi pre-
coce nell’ambito dello sviluppo atipico. Se da
un lato l’assenza di tali condotte può essere
un campanello d’allarme, dall’altro l’utilizzo di
queste prove prima e dopo un intervento ria-
bilitativo può consentire di valutare il possibile
cambiamento nella frequenza di condotte pro-
sociali, indicativo di un miglior adattamento
sociale.
tAb. 1. Codifica delle prove di Aiuto, Condivisione e Conforto
Comportamento manifestato Punteggio
Prove di Aiuto Prove di Condivisione Prove di Conforto
Il bambino recupera
l’oggetto target e lo
porge all’adulto entro i
primi 5 secondi
Il bambino prende almeno
un biscotto/matita dalla sua
scatola per offrirlo all’adulto
entro i primi 5 secondi
Il bambino conforta verbal-
mente («Va tutto bene? Ti sei
fatto male? Vuoi un cerotto?
Vuoi fare un’altra torre? Vuoi
il mio gioco?») o fisicamente
(accarezza o abbraccia o
bacia) l’adulto entro i primi 5
secondi
2
Il bambino recupera
l’oggetto target e lo
porge all’adulto dopo i
primi 5 secondi
Il bambino porge all’adulto al-
meno uno dei suoi biscotti/
matita dopo i primi 5 se-
condi
Il bambino conforta verbal-
mente o fisicamente l’adulto
dopo i primi 5 secondi
1
Tutte le altre risposte Tutte le altre risposte Tutte le altre risposte 0
E. Brazzelli, I. Grazzani
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[Ricevuto il 21 luglio 2021]
[Accettato il 31 agosto 2021]
Per corrispondenza: Elisa Brazzelli, Dipartimento di Scienze Umane per la For-
mazione «R.Massa», Lab-PSE (https://www.labpse.it/) dell’Università degli Studi
di Milano-Bicocca, Piazza Ateneo Nuovo 1, 20126 Milano. E-mail: elisa.brazzelli@
unimib.it
Ilaria Grazzani, Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione «R.Massa»,
Lab-PSE (https://www.labpse.it/) dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca,
Piazza Ateneo Nuovo 1, 20126 Milano. E-mail: ilaria.grazzani@unimib.it
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While scholars have previously investigated the respective contributions of emotional knowledge and language ability to toddlers' prosociality, no studies to date have featured a battery of multiple direct measures assessing both of these abilities plus theory of mind on the one hand, and prosocial behavior on the other hand. In contrast, we conducted the present cross-sectional study with a view to evaluating the unique contributions of each of these three social cognition variables as antecedents of prosocial conduct during toddlerhood, measuring them via a series of individually administered standardized tasks. Furthermore, given that the existing literature documents mixed gender effects, we also set out to explore the role of gender in toddlers' prosociality. Finally, we also controlled for any effects of age on the patterns of association among the key variables. Participants were 127 children aged between 24 and 36 months (M = 29.2 months; SD = 3.5). We identified significant correlations among the variables under study. In addition, stepwise multiple regression analysis suggested that each of the social cognition (SC) abilities – i.e., emotion knowledge, theory of mind, and language - made a unique contribution to explaining variance in prosocial behaviors (PB). These findings show that SC is already associated with PB in toddlerhood and suggest the importance of fostering social cognition competence from the early years, with a view to increasing children's propensity to engage in prosocial conduct.
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Despite the increasing interest in research on the development of early childhood prosocial behaviors, there is a lack of validated tools for their assessment in infancy. The present work displays the results of a validation study of the Child Prosocial Behavior Questionnaire (CPBQ), a tool for measuring such behaviors in early childhood. The CPBQ measurement model and the factorial invariance between males and females were verified (N = 409) through multi-group confirmatory factor analysis. The adaptation index analysis reveals an optimal fit of the measurement model consisting of 10 items and three latent dimensions, respectively helping, sharing and comforting. In addition, the CPBQ structure is invariant between males and females. The results suggest that the Questionnaire is as an agile and reliable measure for measuring prosocial behaviors in children between 16 and 42 months. The use of the CPBQ in the field of research, educational intervention and clinical assessment is discussed.
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Research Findings: In this study, we investigated associations among social cognition skills (specifically, emotion knowledge and theory of mind), language abilities, and 3 varieties of prosocial behavior (helping, sharing, and comforting) in early childhood. The effects of age and gender were also taken into account. Participants were 149 Italian children between 24 and 47 months of age (M = 35.6 months, SD = 6.77 months). We adopted a multitrait mixed-methods research design, using direct measures of emotion knowledge, theory of mind, and language as well as naturalistic observations of children’s free play with peers to detect the frequency with which they engaged in prosocial behaviors. Ordinal logistic regression analyses showed that helping behaviors were especially accounted for by emotion knowledge and gender, whereas variance in sharing behaviors was mostly explained by theory-of-mind ability and language. Practice or Policy: The findings encourage those involved in early childhood education to develop training and intervention programs to enhance children’s emotional, linguistic, and cognitive skills. Given that these results were obtained with children as young as 2 and 3 years, preventive intervention should be implemented during the earliest years of life.
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Empathy is the basic ability to respond affectively to the emotions of others and is observed early in human development. This study (N = 304) tested the Italian version of the Empathy Questionnaire (EmQue) created by Rieffe, Ketelaar and Wiefferink (2010). The EmQue is a parent scale assessing empathy-related behaviors in toddlers. For this study, it was completed by participants’ mothers only. The EmQue measurement model and its factorial invariance across children’s gender were tested via confirmatory factor analysis. Highly satisfactory goodness-of-fit indexes were found for a three factor-structure (emotional contagion, attention to the feelings of others and prosocial actions) with 13 loading items. Furthermore, the data supported invariance of measurement across gender groups. These results suggest that the EmQue-I13 is a reliable instrument for investigating empathy and prosocial behavior in 18- to 36-month-old children in the Italian context.
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A growing body of work has documented the emergence of instrumental helping and sharing in the second year of life; however, less is known about mechanisms that underlie development and production of prosocial behavior. The current study took a longitudinal approach to explore whether the origins of prosocial behaviors can be traced back to foundational social‐cognitive capacities emerging in infancy. In a sample of 90 children, longitudinal relations were examined between intention understanding and joint attention measured in infancy (8–12 months) and later instrumental helping and sharing behavior assessed in the toddler years (18–25 months). We expected social‐cognitive capacities supporting infants’ understanding of others to be positively related to their prosocial behaviors as toddlers. Measured variable path analyses revealed two distinct developmental pathways from infant social cognition to later prosocial behavior: 1) Instrumental helping in the toddler years was positively predicted by intention understanding in infancy; 2) sharing in the toddler years was positively predicted by infants’ initiating joint attention. These results lend support to proposals on the multidimensional nature of early prosocial behavior and offer the first longitudinal evidence that the origins of toddlers' prosocial behavior can be traced to social‐cognitive capacities emerging in infancy.
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The awareness that prosocial skills begin to develop during the early years, with lasting implications for social lives, underpins increasing efforts to find ways of promoting prosocial behavior in children. Nevertheless, few such intervention studies have been conducted with toddlers in educational settings. Following the line of inquiry that examines the role of conversation about inner states in the early development of socioemotional competence, the current study makes an original contribution by evaluating the efficacy of a conversational intervention (TEPP, Toddler Empathy Prosociality Program) in fostering prosocial conduct in young children. A total of 142 toddlers (Mage = 29.78 months, range = 22–36) participated in a 2-month program during which specially trained teachers read prosocial stories to small groups of children and then involved the children in conversations about inner states and prosocial behavior (Condition 1), in conversations about concrete actions and physical states (Condition 2), or in free play activities (Condition 3). Children in Condition 1 were found to outperform their peers in Conditions 2 and 3 on both direct and indirect measures of prosocial behavior. Gender had a further slight influence on the study outcomes. Overall, the results confirmed that intervention based on conversation about inner states and prosocial actions can enhance the development of prosocial skills in toddlers encouraging the implementation of early education programs targeting prosociality among peers.
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Traditionally, prosocial behaviors are conceptualized and assessed as a unidimensional construct, but recent research suggests they include various distinct forms, reflecting proactive (instrumental, self-benefiting), reactive (in response to an individual in need), and altruistic (beneficial to others without expectation of personal gain) functions. The authors examined these forms of adolescent prosocial behavior and their links to social goals and social adjustment among peers. In Study 1, they examined agentic (status) and communal (closeness) goals in relation to self-reported altruistic, reactive, and proactive prosocial behaviors. In Study 2, they examined peer-reported altruistic and proactive prosocial behaviors in association with likeability, rejection, and popularity among peers. The associations varied meaningfully among the forms of prosocial behavior. For instance, proactive prosocial behaviors were positively related to agentic goals and popularity, whereas altruistic prosocial behaviors were positively related to communal goals and likeability by peers. The findings underscore the importance of examining multiple forms of prosocial behaviors during adolescence.