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Il Sinodo panamazzonico una sfida per tutta la chiesa

Authors:
  • FACULDADE CATOLICA DO AMAZONAS

Abstract

Il presente articolo ha come obiettivo di presentare le proposte principali del Sinodo panamazzonico che verrà realizzato nel mese di ottobre 2019 a Roma. Viene individuato, come ispiratore del Sinodo, il documento di Santarém realizzato nel 1972, che vide riuniti i vescovi della regione amazzonica per indicare le future linee pastorali. Mentre negli anni ’70 si trattava di attualizzare le scelte pastorali indicate dal concilio Vaticano II e dal cammino della Chiesa latinoamericana emerse a Medellín nel 1968, il Sinodo di Roma intende porre al centro dell’attenzione ecclesiale le problematiche emergenti. Si passa, così, dal tema delicato della ministerialità e del problema dell’assenza dell’eucaristia nelle comunità di tutta l’area panamazzonica, ai problemi di ampio spessore sociale che riguardano la situazione dei popoli indigeni e la questione ecologica.
semestrale della
Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna
RIVISTA
di
TEOLOGIA
dell’
EVANGELIZZAZIONE
anno XXIII numero 46 (2019)
EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA
RTE
RIVISTA DI TEOLOGIA DELL’EVANGELIZZAZIONE
Semestrale della Facoltà teologica dell’emilia-Romagna
Semi-annual Review of the emilia-Romagna theological Faculty
Anno XXIII n. 46 / Year XXIII issue 46
Luglio-Dicembre 2019 / July-December 2019
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ISSN 2281-9347
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Italiatipolitografia, Ferrara 2019
INDICE
ARTICOLI
Valentino BulgaRelli, La comunità cristiana
annuncia il vangelo: alcune parole chiave
per il quotidiano ............................................................. 263-287
«La chiesa è per la gioia» (EG 1). Così apre l’Evangelii gaudium di papa France-
sco. L’affermazione non è affatto ovvia, dato che 2.000 anni di storia cristiana testimo-
niano che non sempre tale gioiosa prospettiva ha accompagnato l’evangelizzazione. Il
presente contributo si propone di riflettere sulle condizioni che potrebbero consentire
il pieno dispiegarsi di questo connubio tra la Chiesa e la gioia delle persone. Solleci-
tati non solo dall’Evangelii gaudium, ma dal magistero pontificio postconciliare e dal
cammino della Chiesa italiana, con particolare riferimento al Convegno ecclesiale di
Verona, in questo lavoro concentriamo la nostra attenzione sul quotidiano: il tempo,
inteso come vita ed esperienza, nel quale l’uomo e la donna di oggi vivono, lavorano,
compiono scelte. L’argomento è stato accostato cercando di cogliere non solo le criticità
che ostacolano, ma anche le opportunità «nuove» che permettono l’accoglienza della
proposta cristiana.
Paolo Boschini, Multi-versum 2.0: il pensiero
della differenza convergente nell’era digitale.
Nel 50° compleanno di internet ................................... 289-315
Cinquant’anni fa cominciava l’era di internet. Per ricordare quell’evento che ha
dato una svolta alla storia contemporanea dell’umanità, l’articolo si concentra sull’in-
ternet del sapere, che è la sorgente da cui sono scaturite le successive evoluzioni della
rete informazionalista mondiale. Senza sottovalutare i limiti e le contraddizioni dell’am-
biente digitale e dei suoi linguaggi, l’internet del sapere costituisce oggi la fase più
recente del pensiero multi-versale. La struttura partecipativa del sapere elaborato in
internet apre nuove possibilità di sviluppo di un pensiero convergente. Nella ipercom-
plessità che proprio internet ha contribuito a creare, il pensiero convergente può aiutare
a gettare le basi di un umanesimo digitale rispettoso delle differenze culturali e capace
di mantenere aperti gli orizzonti della conoscenza.
259
RTE XXIII(2019)46, 259-262
260
Indice
RTE XXIII(2019)46
RoBeRto maRinaccio, La funzione soggettiva
delle culture nel processo di receptio fidei
e nella contestualizzazione ecclesiologica:
aspetti teoretici e critici ................................................. 317-341
Il contributo studia la Chiesa come luogo di duplice recezione e trasformazione
in relazione alla pluralità delle culture. Sono presi in esame alcuni elementi conciliari e
postconciliari atti alla qualificazione della tematica in oggetto e rilevanti per i processi
di contestualizzazione ecclesiologica e teologica. Si mette in luce la nozione antropo-
logica di «cultura», colta nella sua funzione «positiva» e «soggettiva», in relazione
al processo di receptio fidei. L’indagine si concentra poi sull’apporto che le culture
offrono al processo di contestualizzazione ecclesiologica e teologica; a riguardo sono
messi in evidenza due concetti/processi chiave della contestualizzazione: la «Chiesa
in uscita» e il «negoziato». A margine vengono precisate alcune delle implicazioni che
la soggettività culturale ha sui binomi «recezione e trasformazione» e «trasformazione
e Tradizione».
simone duchi, Dio: uno per tutti.
Studio d’una convergenza teologica
tra musulmani e cristiani ............................................... 343-367
Il saggio vuole discernere la convinzione che il concilio Vaticano II indirizzò ai
musulmani affermando che essi «adorano con noi il Dio unico» (LG 16). Da muro pole-
mico, la professione d’un solo Dio diventa ponte tra i due credi, mostrando la radicale
condizione di un loro accordo. Analoga proposta anima la parte musulmana, già per
attestazione del Corano (sura 29,46), riespressa dalla recente Lettera aperta e appello
delle guide religiose musulmane. Per due diversi credi riconoscere d’adorare lo stesso
Dio implica che la diversità consente, non vieta, tale riconoscimento. Anzi, esso non
pare un’opzione umana, bensì un asserto tratto da un’affermazione di Dio stesso. Per
apprezzarne senza equivoci la sostanza, questo studio stila i caratteri di elementi basi-
lari e comuni alle parti (rivelazione, parola di Dio, scrittura) per mostrare le condizioni
e le opportunità della loro convergenza.
INTERVENTI
loRenzo Rossi, «Erano quelli i giorni degli Azzimi»:
Pietro, un segno pasquale per i fratelli tra santità
e missione (At 12,1-24) .................................................. 369-396
Il racconto della liberazione di Pietro dal carcere è spesso considerato un «masso
erratico» nella trama degli Atti. Il presente lavoro tenta di mostrare la sua funzione
nell’economia del libro. Collocato tra l’episodio della conversione del primo gruppo
etnico in casa di Cornelio e la fondazione della Chiesa di Antiochia (cc. 10–11), da
un lato, e l’avvio della missione paolina (cc. 13–14), dall’altro, esso mostra che, con la
liberazione di Pietro e la sconfitta di Erode, Dio ha dichiarato aperte le porte dell’e-
vangelizzazione ai non-giudei. Con i suoi molteplici riferimenti intertestuali all’esodo
e alla pasqua di Gesù, il brano legittima la transizione dalla testimonianza apostolica,
261
Indice
rappresentata da Pietro, a quella delle generazioni seguenti e stabilisce condizioni di
possibilità e modalità della testimonianza ecclesiale di ogni tempo.
maRio menin, La missione e la sua spiritualità
alla luce della pasqua e delle sfide odierne
(nel magistero di papa Francesco) ............................... 397-413
I fenomeni della secolarizzazione e della globalizzazione, con le teorie del trans-
umanesimo e del postumano, hanno inaugurato qualcosa di così nuovo, da scuotere
anche istituzioni religiose millenarie come la Chiesa. Ci troviamo davanti a un cam-
biamento d’epoca, in cui anche la missione ad gentes è ridiventata un cantiere aperto,
in cui non è più sufficiente la nuova evangelizzazione. È giunta l’ora di guardare oltre,
grazie anche alla missiologia dell’attrazione di papa Francesco, attraverso: a) la risco-
perta del vangelo come messaggio attraente; b) la proposta di una Chiesa come comu-
nità attraente; c) la ripresa di un magistero e di una teologia attraenti, cioè attenti alla
cultura e al contesto. La spiritualità più indicata per vivere la missione come attrazione
è quella dell’ascolto, tipica della missione pasquale del Risorto, di cui ci parla Luca a
proposito dei discepoli di Emmaus, ma anche il libro degli Atti nel caso di Filippo e
l’eunuco etiope.
NOTE
Paolo cugini, Il Sinodo panamazzonico:
una sfida per tutta la Chiesa ........................................ 415-435
Il presente articolo ha come obiettivo di presentare le proposte principali del
Sinodo panamazzonico che verrà realizzato nel mese di ottobre 2019 a Roma. Viene
individuato, come ispiratore del Sinodo, il documento di Santarém realizzato nel 1972,
che vide riuniti i vescovi della regione amazzonica per indicare le future linee pasto-
rali. Mentre negli anni ’70 si trattava di attualizzare le scelte pastorali indicate dal
concilio Vaticano II e dal cammino della Chiesa latinoamericana emerse a Medellín
nel 1968, il Sinodo di Roma intende porre al centro dell’attenzione ecclesiale le proble-
matiche emergenti. Si passa, così, dal tema delicato della ministerialità e del problema
dell’assenza dell’eucaristia nelle comunità di tutta l’area panamazzonica, ai problemi di
ampio spessore sociale che riguardano la situazione dei popoli indigeni e la questione
ecologica.
eRnesto maRciò, Il Nulla e il Senso.
Un’interpretazione del nichilismo
a partire dalla filosofia di Bernhard Welte .................. 437-456
Nel pensiero teologico del Novecento un posto importante è occupato dalla teo-
logia di Bernhard Welte. Allievo del filosofo tedesco Martin Heidegger, negli ultimi anni
della sua produzione ha cercato di pensare il cristianesimo nell’orizzonte del nichilismo
contemporaneo, quando il nulla sembra essere divenuto la cifra del nostro tempo. Nella
sua opera maggiore Welte ha elaborato due itinerari per pensare il rivelarsi di Dio nel
velo del nulla. Punto di forza è il postulato del senso che comanda che la realtà nel suo
complesso abbia un senso ultimo. A partire da questo risultato, l’articolo indaga la rela-
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Indice
RTE XXIII(2019)46
zione tra il mistero assoluto e l’uomo: dal lato del Sacro, pensato come realtà personale
capace di donare senso, e dalla parte dell’uomo che nella libertà del suo atto di fede si
abbandona a Dio, fondamento ultimo della realtà che nel suo ritrarsi rende possibile la
libera decisione dell’uomo.
DISSERTAZIONI DOTTORALI
Sommario dissertazioni dottorali 2017/2018 ................ 457-458
RECENSIONI
.................................................................. 459-499
mello A., Il libro della vita. Leggere i Salmi, Edizioni Terra Santa, Milano 2019
(M. Crimella); zeni S., La simbolica del grido nel Vangelo di Marco. Aspetti antropo-
logici e teologici, EDB, Bologna 2019 (M. Marcheselli); BaRBi A., Se qualcuno vuole
seguirmi (Mc 8,22-10,52). Il lettore e i paradossi della croce, Messaggero-Facoltà Teolo-
gica del Triveneto, Padova 2017 (M. Grassilli); zumstein J., Il Vangelo secondo Giovanni
I – II, Claudiana, Torino 2017 (M. Marcheselli); landi A., Generare alla vita in Cristo.
Paolo, il Vangelo e la comunità, Paoline, Cinisello Balsamo 2017 (M. Grassilli); BRuni L.,
L’alba della mezzanotte. Il grido inascoltato del profeta Geremia, EDB, Bologna 2019
(M. Prodi); BRuni l., Dialoghi della notte e dell’aurora. Una rilettura di Isaia, EDB, Bolo-
gna 2018 (M. Prodi); BRuni l., Una casa senza idoli. Qoèlet, il libro delle nude domande,
EDB, Bologna 2017 (M. Prodi); meRlo L., La Chiesa si realizza in un luogo. L’itinerario
ecclesiologico di Hervé Legrand, Messaggero-Facoltà Teologica del Triveneto, Padova
2018 (M. Nardello); Salvarani B., Teologia per tempi incerti, Laterza, Roma-Bari 2018 (P.
Boschini); lintneR M., Cinquant’anni di Humanae vitae. Fine di un conflitto – riscoperta
di un messaggio, Queriniana, Brescia 2018 (M. Cassani); Fumagalli A., Humanae vitae.
Una pietra miliare, Queriniana, Brescia 2019 (M. Cassani); Russo G. (a cura di), Nuova
Enciclopedia di Bioetica e Sessuologia, LDC, Torino 2018 (A. Vicini); Palum Bo V., La
misericordia di Dio tra sofferenza e compassione. La «via» della teologia italiana con-
temporanea, EDB, Bologna 2019 (M. Prodi); iula E., Migrazioni & modernità. Una lettura
generativa, Queriniana, Brescia 2019 (M. Prodi); Felice E., Il Sud, l’Italia, l’Europa. Dia-
rio civile, il Mulino, Bologna 2019 (M. Prodi); cascio R. – ogniBene s., Il primo martire
di mafia. L’eredità di padre Pino Puglisi, EDB, Bologna 2016 (P. Trionfini); mondzain
M.J., L’immagine che uccide. La violenza come spettacolo dalle Torri gemelle all’Isis,
EDB, Bologna 2017 (P. Boschini); mandReoli F. cella g. (a cura di), Viaggio intorno
al mondo. Un’esperienza di ricerca tra fedi, appartenenze e identità in trasformazione,
Zikkaron, Marzabotto 2019 (M. Prodi); maRgalit m., Gerusalemme la città impossibile.
Chiavi per comprendere l’occupazione israeliana, Edizioni Terra Santa, Milano 2019
(M. Marcheselli).
LIBRI RICEVUTI
............................................................ 501-503
INDICE DELL’ANNATA
................................................. 505-509
RTE XXIII(2019)46, 415-435
415
Il Sinodo panamazzonico:
una sda per tutta la Chiesa
Paolo Cugini
Introduzione
Papa Francesco, durante l’Angelus del 16 ottobre 2018, ha annun-
ciato che, nel mese di ottobre 2019, verrà realizzata a Roma un’assem-
blea speciale del Sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica,1 con
lo scopo di:
individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del
Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la
prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta
Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta.2
L’obiettivo della seguente nota consiste non solo nel presentare i
punti essenziali del Documento preparatorio al Sinodo,3 ma anche nel
dimostrare la necessità di questo Sinodo per la Chiesa universale.
Il cammino della Chiesa in Amazzonia, viene da una lunga storia.4
Prendendo come riferimento il concilio Vaticano II, al quale il Documen-
1 La regione panamazzonica comprende i seguenti paesi: Brasile, Venezuela, Colombia,
Bolivia, Perù, Ecuador, Guyana, Guyana francese e Suriname.
2 Discorso di papa Francesco, durante l’Angelus del 15 ottobre 2017, in https://www.
vaticannews.va/it/papa/news/2017-10/papa--sinodo-dei-vescovi-per-lamazzonia-a-otto-
bre-2019.html (sito visitato il 12.07.2019).
3 Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale: Documento pre-
paratorio del Sinodo dei vescovi per l’Assemblea speciale per la regione panamazzonica
[d’ora innanzi DP], 08.06.2018, in https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bolletti-
no/pubblico/2018/06/08/0422/00914.html (sito visitato il 12.07.2019).
4 Tra i tanti testi che si potrebbero citare, cf. in modo particolare: A.C.A. BaRBosa – V.R.
gomes, «Colonialismo e cosmovisão indígena: a desconstrução do outro antropólogico na
epistemologia docente», in XI Congresso Nacional de Educação, PUC do Paraná-Curiti-
ba, setembro 2013, in http://educere.bruc.com.br/CD2013/pdf/7444_4921.pdf (sito visita-
416
Note
RTE XXIII(2019)46
to preparatorio al Sinodo panamazzonico fa riferimento, è necessario se-
gnalare quella che viene considerata la tappa fondamentale di questo
percorso. Si tratta dell’incontro tenutosi nella città di Santarém (Brasile)
nel 1972, incontro che vide la presenza della maggior parte dei vesco-
vi della regione amazzonica. Frutto di questo incontro fu un breve docu-
mento5 che dettò le linee pastorali dei decenni successivi. Il testo del do-
cumento manifesta un’attenzione specifica per la realtà amazzonica, per
i suoi valori umani e sociali, che esigono un nuovo modo di essere Chie-
sa, che dovrà svilupparsi in due direzioni specifiche. La prima, è l’esi-
genza di un cammino d’incarnazione nella realtà amazzonica, che deve
anticipare qualsiasi elaborazione pastorale. Dietro questa affermazione,
c’è la presa di coscienza della necessità di voltare pagina, rispetto all’i-
dentificazione tra evangelizzazione e sacramentalizzazione,6 che aveva
caratterizzato il lavoro pastorale nei secoli anteriori. Incarnazione nella
realtà significa entrare in contatto con il vissuto delle persone, realizzare
un cammino che comporta la conoscenza della cultura dei popoli incon-
trati, l’apprendimento del loro idioma per meglio coglierne la profondi-
tà culturale.
L’incarnazione nella realtà – sottolinea il documento – stimola il proposito
di superare ogni forma di paternalismo, ogni etnocentrismo, ogni model-
lo importato, prefabbricato o artificiale della vita, fomentando una decisa
creatività culturale (DS 14).
È chiaro, in questo passaggio, il riferimento ai modelli di evangeliz-
zazione importati dalle congregazioni religiose, che sin dall’inizio han-
no attuato sul territorio amazzonico un lavoro improntato sulle devozioni
ai santi e dal forte accento sacramentale. Lo stile incarnato richiesto dal
Documento di Santarém indica un processo di evangelizzazione che vuo-
le essere di liberazione e attento ai segni dei tempi, «delle culture e dei
to il 12.07.2019); J. da silVa mendonca Fi lho, A complexidade e desafios na evangeliza-
ção da Amazônia, in https://portalkairos.org/a-complexidade-e-desafios-na-evangeliza-
cao-da-amazonia/#ixzz5gSqWcgTH (sito visitato il 12.07.2019).
5 Il testo integrale del documento si trova in conFe Rência nacional dos BisPos do BRasil,
Desafio missionário. Documentos da Igreja na Amazônia. Coletânea [d’ora in poi DS],
CNBB, Brasília 2014, 11-28.
6 Su questo tema specifico sono molto significative le riflessioni degli studi raccolti da:
P. monteiR o (a cura di), Deus na Aldeia. Missionários, índios, e mediação cultural, Edito-
ra Globo, São Paulo 2016.
417
Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
gruppi, della natura e dell’uomo» (DS 15). Sono affermazioni di sapore
conciliare, che segnano un cambiamento di paradigma, passando da un
tipo di evangelizzazione che pone al centro il processo di sacramentaliz-
zazione a uno che al centro pone la realtà incontrata, il popolo con la sua
cultura, religione e situazione sociale. La seconda direzione indicata dal
Documento di Santarém sul tema dell’evangelizzazione è l’importanza
attribuita alle Comunità ecclesiali di base (CEB). Il riferimento immedia-
to, che lo stesso DS fa, è alle pagine del documento di Medellín (1968)7
che, per la Chiesa dell’America Latina, rappresenta il legame profondo
con i contenuti del concilio Vaticano II. Viene sottolineato che la CEB è:
«il primo e fondamentale nucleo ecclesiale, che deve responsabilizzar-
si per l’espansione della fede, come anche per il culto e la sua espressio-
ne» (DS 18). L’esperienza delle CEB manifesta il desiderio della Chiesa
di raggiungere le persone dove esse vivono, decentralizzando la pasto-
rale, stimolando, in questo modo, un cammino di Chiesa tutta ministeria-
le. Il DS è stato il punto di riferimento pastorale per la Chiesa in Amaz-
zonia, più volte ripreso e ricordato negli incontri pastorali e ha fornito lo
spunto per l’elaborazione del DP al Sinodo di ottobre 2019, che si muo-
ve su tre tematiche fondamentali, già presenti a Santarém 1972:8 il tema
7 Il 20 gennaio 1968 Paolo VI annunciava la convocazione della seconda Conferenza ge-
nerale dei vescovi latinoamericani, e il 24 agosto di quello stesso anno inaugurava l’even-
to nella cattedrale di Bogotá (Colombia). La conferenza di Medellín (26 agosto – 6 settem-
bre 1968) è ritenuta l’unico esempio di ricezione sinodale e collegiale del Vaticano II nel
continente latinoamericano e non solo. L’aspetto più originale di Medellín è stato il nuo-
vo spirito di collaborazione che caratterizzò profondamente l’evento e inaugurò un nuovo
modo di essere Chiesa. Mettendo a tema «La Chiesa nell’attuale trasformazione dell’Ame-
rica latina alla luce del concilio», la Conferenza poneva in atto una ricezione contestua-
lizzata del Vaticano II, dando perciò sostanza a concetti ritenuti in precedenza marginali:
una Chiesa dei poveri, una Chiesa impegnata nella liberazione e nel benessere integra-
le dei bisognosi e degli emarginati, il valore del cammino delle Comunità ecclesiali di ba-
se. L’importanza della Conferenza di Medellín è stata celebrata con due eventi che han-
no fatto memoria del cammino della Chiesa latinoamericana a cinquant’anni di distanza.
Il primo, con un taglio specificamente ecclesiale, è avvenuto nel mese di agosto del 2018
proprio nello stesso seminario di Medellín; il secondo, di taglio più teologico e organizza-
to da Amerindia, che è l’organismo che mette in rete i teologi della liberazione latinoame-
ricani, si è tenuto nei primi giorni di settembre 2018 all’Università Cattolica di San Salva-
dor (chi scrive ha partecipato a entrambi gli eventi).
8 Le positive conseguenze del Documento di Santarém per il cammino della Chiesa in
Amazzonia sono state approfondite in R.P.c. mata – c. tada (a cura di), Amazonia, Desa-
fios e Perspectivas para a missão, Paulinas, São Paulo 2005.
418
Note
RTE XXIII(2019)46
della ministerialità; l’attenzione ai popoli indigeni presenti sul territorio;
la sfida che l’ecosistema amazzonico presenta nel cammino di evangeliz-
zazione, affinché assuma sempre più chiaramente un volto amazzonico.
1. Il Sinodo panamazzonico:
quale eucaristia per quale Chiesa?
Per la Chiesa in Amazzonia il tema dei ministeri9 e, in modo parti-
colare, il tema dell’eucaristia, è centrale. Nel messaggio finale della let-
tera del III incontro dei vescovi dell’Amazzonia, avvenuto nel mese di
agosto 2018, in preparazione al Sinodo, si dichiara che: «nel nostro cuo-
re di pastori ci sarà l’accompagnamento pastorale delle comunità che
hanno il diritto di essere alimentate dal pane eucaristico, dalla Parola e
dai sacramenti».10
La scarsità numerica del clero locale non permette che, alle comu-
nità di base, giunga in modo regolare l’eucaristia. Non è questo un pro-
blema da poco perché, nel cammino della Chiesa cattolica, è proprio
l’eucaristia che fa la Chiesa e, di conseguenza, occorre porre le comuni-
tà in grado di potersi alimentare del Signore. Nelle tante comunità di ba-
se dell’immenso territorio amazzonico, l’eucaristia arriva raramente. C’è
un senso di ingiustizia che si respira visitando queste comunità, prove-
nendo dall’Occidente sempre più scristianizzato e secolarizzato, ma che
può offrire moltissime eucaristie nelle sue comunità sia in città che in pe-
riferia. La sensazione immediata, espressa anche dalla lettera dei vesco-
vi citata sopra, è che sino a ora si sia fatto poco in questa direzione. Dal
Sinodo ci si aspetta qualche idea nuova. Lo stesso papa Francesco, nel
DP, ha chiesto ai vescovi dell’Amazzonia di essere creativi e propositivi.
Com’è emerso dal recente corso d’inculturazione nella realtà amaz-
zonica tenuto a Manaus nel mese di febbraio, rivolto ai missionari che
9 Il tema dei ministeri ecclesiali in Amazzonia è stato approfondito in varie circostanze dal
gesuita di origini italiane Claudio Perani, che per molti anni ha lavorato sul territorio amaz-
zonico, In modo particolare cf. C. PeRani, «A Igreja na Amazônia: criatividade, dinamismo
e vitalidade», in Cadernos do CEAS. Revista crítica de humanidades (2018)244, 231-241.
10 Cf. Lettera del III incontro dei vescovi dell’Amazzonia, 21-23 agosto 2018, in http://
caritas.org.br/bispos-da-amazonia-as-comunidades-tem-o-direito-de-serem-alimenta-
das-pelo-pao-da-eucaristia/39906 (sito visitato il 12.07.2019).
419
Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
andranno a lavorare pastoralmente in quella regione,11 per una persona
celibataria è molto duro resistere alla grande solitudine che il ministero
prevede in quei luoghi. Parrocchie con molte comunità seminate su un
territorio immenso, molte delle quali raggiungibili solo sul fiume, senza
contare lo stile di vita austero richiesto, rende la vita del presbitero al li-
mite della sopportazione. Mentre, da una parte, diversi presbiteri, dopo
alcuni anni del ministero in quelle zone, chiedono di essere trasferiti in
città, oppure abbandonano il ministero (ci sono molti casi di dipenden-
za dall’alcool), dall’altra, i pastori delle Chiese neo-pentecostali, riesco-
no a inserirsi in ogni luogo con le loro famiglie, divenendo dunque re-
sidenziali all’interno della comunità. La forza attuale delle Chiese pro-
testanti di recente fondazione è così significativa che si pensa di fare di
Manaus la capitale protestante dell’America Latina.12
Nei dibattiti preparatori al Sinodo panamazzonico13 si sente l’esi-
genza di ripensare il ministero presbiterale a partire dall’ascolto delle
realtà locali e, in questo caso, dei popoli indigeni dell’Amazzonia. Chi
opera a livello pastorale in quella regione percepisce la sensazione che
ci sia stata un’imposizione di un modello di Chiesa – quello occidentale –
11 Il Corso sulla realtà amazzonica viene organizzato tutti gli anni, a partire dal 1991,
dall’ITEPES (Istituto di Teologia, Pastorale e Insegnamento Superiore dell’Amazzonia) con
l’obiettivo di offrire agli agenti di pastorale impegnati nei vari settori dell’evangelizzazio-
ne, un insieme di conoscenze specifiche sulla realtà amazzonica per aiutarli nel processo
d’inculturazione. Cf. http://itepes.com.br/realidade-amazonica/ (sito visitato il 12.07.2019).
12 Sono molti gli studi che hanno affrontato il tema della presenza protestante in Ame-
rica Latina e, in modo particolare, in Amazzonia. Tra questi segnalo: C. BaRR os gonçal-
Ves, Até os confins da terra: O movimento ecumênico protestante no Brasil e a evangeli-
zação dos povos indígenas, UFGD, Várzea Grande (MS) 2011; L. longuini neto, O novo
rosto da missão: os movimentos ecumênico e evangelical no protestantismo latino-ameri-
cano, Ultimato, Viçosa 2002.
13 È la REPAM (Rete Ecclesiale Pan Amazzonica) che ha sede a Manaus nell’ITEPES, la
rete che sta organizzando momenti formativi nei vari Paesi della regione panamazzonica
per preparare le comunità e, in modo particolare, gli agenti pastorali, alle tematiche che
verranno affrontate al Sinodo di ottobre 2019. La REPAM, fondata nel settembre 2014 a
Brasilia (Brasile), si propone di ascoltare, accompagnare, appoggiare, formare, stimolare
e unire le forze per rispondere alle grandi sfide socio-ambientali. È un organismo che cer-
ca di coinvolgere i popoli indigeni per la difesa della casa comune. Gli enti fondatori so-
no i seguenti: il Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), la Conferenza nazionale
dei vescovi del Brasile (CNBB), la Segreteria della Caritas dell’America Latina e Caraibi
(SELACC), la Conferenza latino-americana e Caraibi dei religiosi e religiose (CLAR). Cf.
http://repam.org.br (sito visitato il 12.07.2019).
420
Note
RTE XXIII(2019)46
in un contesto in cui questo modello non funziona. Mons. Edson Damian,
vescovo di São Gabriel da Cachoeira, una delle diocesi dell’Amazzonia,
diceva in un recente incontro sui temi del Sinodo che:
Noi vescovi dobbiamo portare a questo Sinodo quello che viene dalla ba-
se, ciò che le comunità rappresentano soprattutto per i popoli indigeni, i
popoli che vivono lungo il fiume, i popoli tradizionali, perché sono loro i
principali protagonisti di questo Sinodo e noi vogliamo ascoltarli con mol-
to rispetto e sensibilità pastorale.14
È certamente questa una grande sfida del Sinodo: offrire rispo-
ste pastorali preoccupandosi del cammino delle comunità ecclesiali
dell’Amazzonia.
Dello stesso parere è suor Guaracema Tupinambá, provinciale del-
le Cônegas di Santo Agostinho, che ha lavorato pastoralmente per mol-
ti anni nella regione amazzonica, intervistata dal giornalista spagnolo
Luis Miguel Modino, che dallo scorso anno lavora presso la REPAM. Ri-
flettendo sui ministeri, suor Guaracema ritiene che non si tratta di por-
tare ministeri alle comunità, ma di:
uno scambio molto rispettoso e questo scambio è un processo molto lento
di riflessione e apertura di tutte le parti. È necessario, secondo la religiosa,
«spogliarci dei modelli che abbiamo», imparare da esperienze che hanno
promosso una convivenza, dal rispetto e dalla volontà di imparare gli uni
dagli altri. Anche per raggiungere tutti, specialmente le pecore che «sono
ai margini del gregge, non incluse nel gregge».15
È senza dubbio un modo diverso di pensare la Chiesa, il suo cam-
mino assieme al popolo di Dio, che si aspetta dai suoi ministri quell’at-
tenzione e quella capacità di ascolto, che lo stesso Signore Gesù ha mo-
strato nelle narrazioni dei vangeli.
14 E. damian, «Uma Igreja do rosto amazônico», in IHU on-line. Revísta do Instituto Hu-
manitas Unisinos, 10 luglio 2018 in http://www.ihu.unisinos.br/78-noticias/580714-uma-i-
greja-de-rosto-amazonico-artigo-de-edson-tasquetto-damian (sito visitato il 12.07.2019).
15 «Sinodo da Amazônia. “Para falar de ministérios teríamos que nos despir dos mode-
los que nós temos, fechados nos sacramentos”. Entrevista com Guaracema Tupinambá»
(Intervista di Luis Miguel Modino, pubblicata in CEBs do Brasil, 18.07.2018), in http://
www.ihu.unisinos.br/78-noticias/581016-para-falar-de-ministerios-teriamos-que-nos-de-
spir-dos-modelos-que-nos-temos-fechados-nos-sacramentos-entrevista-com-guarace-
ma-tupinamba (sito visitato il 12.07.2019). Traduzione nostra.
421
Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
Anche mons. Pedro Conti, vescovo di Macapà nella regione amaz-
zonica, è dello stesso parere, azzardando anche qualche proposta. Mons.
Conti sostiene che tutte le volte che si spera in un aumento del clero dio-
cesano, significa avere la mente ancora rivolta a quella mentalità clerica-
le, così criticata da papa Francesco, in cui il prete è colui che realizza i
sacramenti. Nel suo modo di vedere il cammino della Chiesa in Amazzo-
nia, il prete dovrebbe essere colui che, per gli studi fatti, si occupa della
formazione dei laici nelle comunità, mentre l’eucaristia e lo stesso sacra-
mento della confessione potrebbe essere affidata agli stessi laici, a per-
sone che vivono nella comunità. Anche ai diaconi permanenti potrebbe
essere affidato il compito di celebrare l’eucaristia nelle comunità in cui
vivono. Mons. Conti insiste sullo stile del presbitero inserito nella comu-
nità, che lavora in collaborazione con i laici che assumono vari ministeri.
In questo modo non è più necessaria una dedicazione totale e, quindi, non
è necessario il celibato. Il presbitero della comunità potrebbe lavorare co-
me insegnante nella scuola e occuparsi della formazione. Bisogna rifarsi
continuamente allo stile di Gesù, che non organizzò nulla, ma cammina-
va assieme alla gente.16
Dal Sinodo ci si aspetta una modalità per imparare a guardare
all’eucaristia come a un dono legato alla vita della comunità, più che
all’esercizio di un ministero specifico. L’Amazzonia ci aiuta a vedere il
tema dell’eucaristia da una prospettiva differente e, di conseguenza, ci
invita a cambiare paradigma, mettendo al centro la comunità, più che il
ministro che la celebra. Mons. Conti riflette sul fatto che, nelle comuni-
tà dell’immensa Amazzonia, i fedeli desiderano dal presbitero una per-
sona che si fermi con loro a dialogare, più che quello di essere un orga-
nizzatore meraviglioso e un celebrante di riti. Per questo, la riflessione
sulla ministerialità nelle comunità locali pensata sul campo, più che im-
posta da Roma, aiuterebbe a vivere la creatività dello Spirito e a pen-
sare uno stile di Chiesa in sintonia con la vita del popolo di Dio. Solo in
questo modo, vale a dire ascoltando la base delle comunità, è possibile
realizzare un cammino ecclesiale nel quale il popolo di Dio s’identifica.
16 P. conti, «El sacerdote debería cuidar de la formación. Otros podrían cuidar de otras
cosas, como la Eucaristía», in Periodista Digital, 02.10.2017, in https://www.periodistadi-
gital.com/religion/america/2017/10/02/religion-iglesia-pedro-conti-brasil-obispo-amazo-
nia-papa.shtml (sito visitato il 12.07.2019).
422
Note
RTE XXIII(2019)46
Su questa linea si è mosso il Documento preparatorio del Sinodo
che, rifacendosi alla dottrina del concilio Vaticano II, ci ricorda che tut-
to il popolo di Dio partecipa al sacerdozio di Cristo, benché distinguen-
do tra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale (cf. LG 10). Per que-
sto, è urgente valutare e ripensare i ministeri che oggi sono necessari
per rispondere agli obiettivi di «una Chiesa con un volto amazzonico e
una Chiesa con un volto indigeno» (DP 14).
2. L’attenzione ai popoli indigeni:
cammini per un’inculturazione del vangelo
C’è un tema che il Sinodo panamazzonico, che si svolgerà a Roma
nel mese di ottobre, porta alla ribalta non solo della Chiesa, ma anche
dell’opinione pubblica: si tratta della situazione dei popoli indigeni. Il
processo di evangelizzazione nella grande regione panamazzonica pre-
senta un aspetto di grande originalità rispetto ad altre regioni nel mon-
do, per la sua vasta gamma di popoli indigeni con le loro specifiche lin-
gue, culture e religioni. Come ricorda il Documento preparatorio:
Nei nove Paesi che compongono la regione panamazzonica si registra la
presenza di circa tre milioni di indigeni, che rappresentano quasi 390 po-
poli e nazionalità differenti. Inoltre, esistono nel territorio, secondo dati
delle istituzioni specializzate della Chiesa (per esempio il Consiglio Indi-
geno Missionario del Brasile – CIMI)17 e altre, fra i 110 e i 130 Popoli In-
digeni in Isolamento Volontario (PIAV) o popoli liberi.18
17 Il CIMI è un organismo vincolato alla CNBB (Conferenza nazionale dei vescovi del
Brasile), che, nel suo lavoro missionario, ha dato un nuovo significato al lavoro della Chie-
sa cattolica con le popolazioni indigene. Viene istituito nel 1972 e, nella sua pratica con
i popoli indigeni, il CIMI ha come obiettivo generale quello di testimoniare e annuncia-
re profeticamente la buona novella del Regno, il servizio di progetti di vita dei popoli in-
digeni, denunciando le strutture di dominio, la violenza e l'ingiustizia, praticando il dia-
logo interculturale, interreligioso ed ecumenico, sostenendo le alleanze di questi popoli
tra di loro e con i settori popolari per costruire un mondo per tutti, egualitario, democra-
tico, pluri-culturale e in armonia con la natura, sulla strada per il Regno finale (cf. il sito
del CIMI: https://cimi.org.br – visitato il 12.07.2019).
18 Amazzonia, nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale. Documento pre-
paratorio, in https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/06/
08/0422/00914.html (sito visitato il 12.07.2019).
423
Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
Varietà di popoli significa, da un punto di vista antropologico, una
grande ricchezza culturale, che si manifesta nella grande varietà di
idiomi. Secondo le stime, c’erano 1.500 idiomi in Brasile prima dell’ar-
rivo dei colonizzatori. Oggi è rimasto il 10% delle lingue. Il luogo in cui
si sono mantenute la maggior parte delle lingue è l’Amazzonia, anche
perché è una regione che non fu molto colonizzata a causa della diffi-
coltà del viverci. Oggi si calcola che ci siano nella regione panamazzo-
nica 200 lingue parlate. Molti popoli indigeni, che vivono fuori dalle ter-
re indigene, vale a dire che vivono nelle grandi città, non parlano la lin-
gua originale, ma conoscono appena il portoghese. Il 37% degli indige-
ni parlano in casa la propria lingua. Nel 1758 il Brasile proibì l’uso della
lingua Tupì, che era la lingua generale brasiliana. La stessa popolazio-
ne non riconosce il valore delle lingue dei popoli indigeni, chiamando-
le dialetti. C’è, quindi, una grande discriminazione nei confronti dei po-
poli indigeni nello stesso Brasile. Solo 5 delle 180 lingue indigene par-
late in Brasile ha più di 10.000 parlanti (Tikuna 34 mila; Guaranì 26 mi-
la). Ci sono, dunque, molte lingue vicino all’estinzione, lingue con me-
no di 10 persone parlanti l’idioma.19
Per questo motivo, i popoli indigeni nel Sinodo panamazzonico de-
vono essere interlocutori indispensabili, perché vivendo da millenni in
questa regione, conoscono il territorio amazzonico più di qualsiasi altro
popolo. Come ricorda il cardinale Cláudio Hummes:
19 Dati raccolti dall’autore dell’articolo nel Corso sulla realtà amazzonica, tenutosi nel
mese di febbraio 2019 a Manaus. La maggior fonte di dati disponibile sui popoli indige-
ni dell’Amazzonia s’incontra nel sito del programma «Povos Indígenas no Brasil» (https://
pib.socioambiental.org/pt/Página_principal – visitato il 12.07.2019), organizzato dall’ISA
(Istituto Socio Ambientale del Brasile). Il programma nacque negli anni ’70, durante l’epo-
ca della dittatura militare con l’obiettivo non solo di collocare nella mappa l’esistenza dei
popoli indigeni, ma anche per salvaguardare il patrimonio culturale e antropologico dai
programmi disumani che il regime militare stava mettendo in atto nei confronti delle sud-
dette popolazioni. Il sito raccoglie dati di specialisti, missionari, antropologi, medici, ricer-
catori, indigeni, giornalisti, fotografi e altro. Sempre sul tema si possono anche consulta-
re i seguenti studi: m. chaVes c. del caiR o, Perspectivas antropológicas sobre la Ama-
zonía contemporánea, Instituto Colombiano de Antropología e História y Pontifícia Uni-
versidad Javeriana, Bogotá 2010; R. aRRu da (a cura di), Os saberes tradicionais e a biodi-
versidade no Brasil, Ministério do Meio Ambiente-Universidade de São Paulo, Brasília-
São Paulo 2001; D. duPRat, «O Direito sob o marco da plurietnicidade/multiculturalida-
de», in id. (a cura di), Pareceres Jurídicos: Direito dos povos e comunidades tradicionais,
Universidade do Estado do Amazonas (UEA), Manaus 2007.
424
Note
RTE XXIII(2019)46
la loro visione del mondo e la loro vita religiosa si è modellata a partire
dalla loro esistenza millenaria nella foresta amazzonica, insieme a quella
immensità di acque in fiumi incredibilmente grandi, convivendo con una
biodiversità affascinante. Loro sono i saggi guardiani di questo ecosiste-
ma privilegiato.20
Evangelizzare nel territorio panamazzonico significa anche ricono-
scere che tutta questa ricchezza culturale e religiosa dei popoli indigeni
è oggi più che mai minacciata. Lo ha ricordato papa Francesco durante
il viaggio in Cile del gennaio 2018 nell’incontro con i popoli dell’Amaz-
zonia.21 I popoli indigeni sono stati perseguitati, cacciati, schiavizzati e
sterminati sin dall’epoca dell’arrivo dei colonizzatori europei. I popoli
che incontriamo oggi nel territorio amazzonico rappresentano una pic-
cola minoranza che cerca di sopravvivere. Il processo di persecuzione,
infatti, non si è mai arrestato. I popoli indigeni sono aggrediti, espulsi
dalle loro terre, sfruttati e molti continuano ad essere uccisi. A causa di
questa persecuzione, alcuni popoli si sono segregati all’interno della fo-
resta, isolandosi persino dalle loro stesse etnie. Sono i così detti popo-
li denominati «Popoli Indigeni in Isolamento Volontario» (PIAV). Oltre
a ciò, il processo di evangelizzazione nel territorio amazzonico deve te-
ner conto delle minacce che i popoli indigeni stanno subendo nel terri-
torio brasiliano dall’attuale Governo. Citiamo solo alcune scelte realiz-
zate dagli ultimi due presidenti del Brasile:
a) l’ex presidente Temer con il parere n. 001/2017: parere che ob-
bliga l’amministrazione pubblica federale ad applicare, a tutte le ter-
re indigene del paese, condizionanti che il Supremo Tribunale Federa-
le stabilì nel 2009 quando ha riconosciuto la costituzionalità della de-
marcazione della Terra indigena Raposa Serra do Sol, in Roraima. Ciò
significa non riconoscere il carattere tradizionale dell’occupazione in-
digena, quando la comunità non stava nella terra data dalla promulga-
zione della Costituzione. Oltre a ciò, afferma che non si possono cor-
reggere i limiti delle terre demarcate e anche la possibilità di decide-
20 C. hum mes, O sínodo para a Amazônia, Paulus, São Paulo 2018, 29.
21 Viaggio Apostolico in Cile. Incontro con i popoli dell’Amazzonia. Discorso del Santo Pa-
dre, 19.01.2018, in https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/january/do-
cuments/papa-francesco_20180119_peru-puertomaldonado-popoliamazzonia.html (sito vi-
sitato il 12.07.2019).
425
Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
re senza ascoltare la comunità nel caso di alcuni progetti e di problemi
d’infrastruttura.
b) L’attuale presidente Bolsonaro con la MP 870/2019 ha cambiato
l’organigramma delle responsabilità in riferimento alle terre indigene.
D’ora innanzi, la responsabilità che era della FUNAI (l’organismo uffi-
ciale del Governo che si occupa della delimitazione delle terre indige-
ne), è di responsabilità del Ministero dell’Agricoltura. La FUNAI viene
integrata nel Ministero della famiglia e diritti umani e non più in quel-
lo della giustizia.22 Il problema sono i ministri di questi Ministeri, che si
trovano agli antipodi delle problematiche dei popoli indigeni, per non
dire contro. Bolsonaro ha già dichiarato che non demarcherà un solo
centimetro di terra indigena e cercherà di rivedere le demarcazioni del-
le terre. C’è, quindi, una strumentalizzazione degli organi politici re-
sponsabili per l’udienza dei popoli indigeni. Altro dato significativo e
drammatico, in questa direzione, è il fatto di aver collocato un Genera-
le come presidente della FUNAI. Si tratta di una strategia messa in atto
dall’attuale governo brasiliano, che minaccia e destabilizza economica-
mente i popoli indigeni con la destrutturazione degli organi responsa-
bili per la protezione di questi popoli, attraverso il taglio dei versamenti
e l’estinzione degli incarichi e delle unità amministrative.23
22 La MP 870, grazie alle forti proteste dei popoli indigeni, è stata rivista a fine maggio
2019. La FUNAI è tornata sotto l’egida del Ministero della giustizia.
23 Dati forniti al Corso sulla realtà amazzonica tenuto nel mese di febbraio 2019 a Ma-
naus. A questo riguardo è significativa la nota dell’Apib (Articolazione dei popoli indige-
ni del Brasile): «O Governo Bolsonaro e sua Política Genocida, Municipalização da Saúde
Indígena é Genocídio Declarado!» (in http://apib.info/files/2019/03/Nota-APIB-SESAI-1.
pdf – sito visitato il 12.07.2019). La nota del 24 marzo 2019 dichiara il ripudio nei confronti
delle misure adottate dal Governo Bolsonaro che, a loro avviso, hanno la chiara intenzione
di distruggere i popoli originari del Brasile. Viene presa di mira, soprattutto, la decisione
di municipalizzare la salute indigena, con l’obiettivo di smantellare il PNAPSI, vale a dire
il Piano Nazionale di Attenzione alla Salute dei Popoli Indigeni, frutto di un lungo cam-
mino e di molte lotte. Sui diritti dei popoli indigeni e le violazioni dei governi in Brasile
cf. l. lima da silVa, «Direitos dos povos amazônicos entre a proteção jurídica internacio-
nal, os estados plurinacionais da Pan-Amazônia e as violações no Brasil», in https://www.
academia.edu/30118077/DIREITOS_DOS_POVOS_AMAZÔNICOS_ENTRE_A_PROTE-
ÇÃO_JURÍDICA_INTERNACIONAL_OS_ESTADOS_PLURINACIONAIS_DA_PAN-AMA-
ZÔNIA_E_AS_VIOLAÇÕES_NO_BRASIL (sito visitato il 12.07.2019); A.C. de so uza lima,
«Sobre tutela e participação: povos indígenas e formas de Governo no Brasil, séculos XX/
XXI», in Mana. Estudos de Antropologia Social 21(2015)2, in http://www.scielo.br/scielo.
php?script=sci_arttext&pid=S0104-93132015000200425 (sito visitato il 12.07.2019).
426
Note
RTE XXIII(2019)46
Tener conto della situazione socio-politica nel processo di evange-
lizzazione del territorio panamazzonico significa riflettere sui processi
d’inculturazione da mettere in atto. Ne aveva già parlato papa France-
sco nell’Evangeli gaudium quando affermava che: «È indiscutibile che
un’unica cultura non esaurisce il mistero della redenzione di Cristo»
(EG 118). Non è possibile pretendere che tutti i popoli dei vari conti-
nenti imitino le modalità di fede adottate dai popoli europei in un deter-
minato momento della storia. «La fede non può essere confinata dentro
i limiti della comprensione e espressione di una cultura» (EG 118). In-
culturazione richiama lo sforzo di ascolto e valorizzazione delle culture
locali, che conduce alla capacità di lasciarsi contaminare, di permette-
re nuovi cammini di trasmissione della fede, di liturgie che riescano a
esprimere i contenuti evangelici attraverso il materiale emerso nel pro-
cesso d’inculturazione. Questo processo promuove la diversità nell’u-
nità, assume volti diversificati secondo la cultura nella quale s’incultu-
ra.24 Il documento preparatorio al Sinodo panamazzonico parla esplici-
tamente di un cammino di Chiesa dal volto amazzonico e indigeno, ri-
chiamando le parole di papa Francesco nel già citato discorso ai popo-
li dell’Amazzonia:
Abbiamo bisogno che i popoli indigeni plasmino culturalmente le chie-
se locali dell’Amazzonia […] Aiutate i vostri vescovi, aiutate i vostri mis-
sionari e le vostre missionarie a farsi una cosa sola con voi e così, dialo-
gando con tutti, potete plasmare una Chiesa dal volto amazzonico e una
chiesa dal volto indigeno. Con questo spirito ho convocato un sinodo per
l’Amazzonia.25
Credo che sia quest’aspetto che rende significativo anche per la
Chiesa in Occidente il Sinodo panamazzonico. Come ha riconosciuto il
cardinal Claudio Hummes commentando il testo citato, occorre ricono-
scere che sino a ora si è fatto poco nel cammino di un’evangelizzazione
inculturata.26 Anche il teologo brasiliano Paolo Suess, in un’intervista
24 Su questo tema cf. hummes, O sínodo para a Amazônia, 46.
25 Viaggio Apostolico in Cile. Incontro con i popoli dell’Amazzonia. Discorso del Santo Pa-
dre, 19.01.2018, in https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/january/do-
cuments/papa-francesco_20180119_peru-puertomaldonado-popoliamazzonia.html (sito vi-
sitato il 12.07.2019).
26 hummes, O sínodo para a Amazônia, 47.
427
Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
rilasciata alla rivista Unisinos,27 afferma la stessa cosa, pur riconoscen-
do differenti gradi di approssimazione tra la Chiesa cattolica e i popoli
indigeni. Il problema, sostiene Paolo Suess, si riscontra già nei processi
di formazione dei futuri leaders della Chiesa, vale a dire preti e vescovi.
Oltre, infatti, all’esigenza del celibato che poco s’inquadra nella cultura
indigena, «la stessa formazione accademica è culturalmente inadegua-
ta ed economicamente inaccessibile per i popoli indigeni».28 Non esi-
stono strutture formative nella Chiesa cattolica che tengano conto del-
la ricchezza culturale dei popoli indigeni: tutto viene ridotto agli inse-
gnamenti che provengono dalla teologia elaborata in Occidente. Non
sappiamo che cosa un Sinodo possa proporre a questo livello specifico.
Sta di fatto che la Chiesa, per uscire dalle belle parole, deve poter of-
frire spunti capaci d’innestare processi in grado di mettere in condizio-
ne la Chiesa dell’Amazzonia ad assumere un volto proprio e specifico:
una Chiesa dal volto indigeno. Secondo Paolo Suess, il primo passo da
compiere in questa direzione, consiste nel mettere in grado le popola-
zioni locali di avere presbiteri indigeni. La grande varietà di lingue dei
popoli indigeni non permette al missionario di parlare la lingua del po-
polo al quale rivolge l’annuncio del vangelo. Questo comporta «l’inca-
pacità di comprendere il loro passato, il loro cibo e comprendere il lo-
ro pensiero».29 C’è uno stile di Chiesa in Amazzonia che deve sempre
di più assumere le forme della cultura indigena, del loro modo di pen-
sare e intendere Dio. A questo proposito, in un’intervista del giornali-
sta Luis Miguel Modino a Miguel Castro Piloto, componente del popo-
lo Baniwa, nel municipio San Gabriele della Cachoeira, alla frontiera
con la Colombia vicino ai fiumi Içana e Ayari, Miguel Castro sostene-
va che per i popoli indigeni Dio è la natura e il popolo indigeno ringra-
zia la natura, perché è da lì che viene l’alimentazione, ma anche la ma-
lattia e la salute.
27 «Por uma Igreja com rosto amazônico e com rosto indígena. O sínodo Pan-Amazônico
e a busca de um novo paradigma de Evangelização. Entrevista especial com Paulo Suess»,
in IHU on-line, 11 maggio 2018, in http://www.ihu.unisinos.br/159-noticias/entrevistas/
578822-por-uma-igreja-com-rosto-amazonico-e-com-rosto-indigena-o-sinodo-pan-amazo-
nico-e-a-busca-de-um-novo-paradigma-de-evangelizacao-entrevista-especial-com-paulo-
suess (sito visitato il 12.07.2019).
28 Ib.
29 Ib.
428
Note
RTE XXIII(2019)46
È Dio, la vera vita, per questo i popoli indigeni valorizzano la natura e la
proteggono. La nostra religione dice che tu sei castigato se non vivi bene,
anche l’indigeno è castigato se non rispetterà la natura. Per capire que-
sti aspetti importanti della nostra religione i preti devono vivere in mez-
zo a noi.30
Già Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris missio (1990) so-
steneva la necessità di un’evangelizzazione sempre più inculturata,
perché è questo processo a produrre «l’intima trasformazione dei valo-
ri culturali autentici, per la loro integrazione nel cristianesimo e il ra-
dicamento del cristianesimo nelle varie culture» (RM 52). Nello svilup-
po dell’evangelizzazione delle culture, queste passano per un proces-
so pasquale; vengono infatti, purificate dai loro errori e mali. In questo
modo, sostiene il cardinal Hummes, le culture muoiono, ma i loro valo-
ri, in termini di verità e bene, sono aperti a nuovi orizzonti di espressio-
ne più alta e, così, risuscitano per una piattaforma nuova e trascenden-
te con espressioni nuove e più ricche. Le culture, allora, non vengono
distrutte, ma trasformate ed elevate. Le sementi della verità e del bene,
che tutte le culture posseggono, dimostrano che Dio è sempre stato pre-
sente e si manifesta. Sono tracce di Dio che gli evangelizzatori scopro-
no. «Questa presenza di Dio nelle culture dei popoli, mostra che egli è
sempre stato presente nella loro vita e nella loro storia, li ha protetti e,
in qualche modo, si è a loro rivelato».31
Il Sinodo per l’Amazzonia offre, dunque, anche per la Chiesa oc-
cidentale molti spunti di riflessione. L’attenzione a un’evangelizzazio-
ne inculturata con i popoli indigeni interpella anche il modo di fare pa-
storale in un contesto che vede la presenza sempre maggiore di popoli
diversi. Forse, dal Sinodo usciranno idee che potranno ispirare il nostro
cammino di Chiesa, per una pastorale non a senso unico, ma maggior-
mente attenta alle diversità presenti sul territorio.
30 M. Pilo to, «“Padres têm que conhecer melhor as culturas indígenas”. Entrevista de
Miguel Modino com o professor indígena Miguel Piloto», in IHU on-line, 19 febbraio
2019, in http://www.ihu.unisinos.br/78-noticias/586780-padres-tem-que-conhecer-mel-
hor-as-culturas-indigenas-entrevista-com-o-professor-indigena-miguel-piloto (sito visita-
to il 12.07.2019).
31 hummes, O sínodo para a Amazônia, 47.
429
Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
3. Evangelizzare in Amazzonia: la questione ecologica
Non è possibile riflettere sui cammini di evangelizzazione nel
grande territorio amazzonico senza tener conto del tema ecologico. Lo
stesso documento preparatorio al Sinodo panamazzonico, fedele all’im-
postazione della Chiesa latinoamericana, apre la propria riflessione pre-
sentando una panoramica della realtà ecologica dell’Amazzonia, per
aiutare gli operatori pastorali a elaborare cammini di evangelizzazione
inculturati. È importante ricordare, a questo proposito, coloro che per
difendere l’Amazzonia con i suoi popoli e la sua rigogliosa natura, han-
no rischiato e dato la vita. Tra questi ricordiamo: padre Ezechiele Ra-
min,32 suor Dorothy Stang,33 Chico Mendes34 e il vescovo emerito Erwin
Krautler.35
Il bacino amazzonico rappresenta per il nostro pianeta una delle
maggiori riserve di biodiversità (dal 30 al 50% della flora e fauna del
mondo), di acqua dolce (20% dell’acqua dolce non congelata di tutto il
pianeta); possiede più di un terzo dei boschi primari del pianeta e, ben-
ché i maggiori serbatoi di carbonio siano in realtà gli oceani, non per
questo si può ignorare il lavoro di raccolta di carbonio in Amazzonia.
Ciononostante, questi dati non delineano una regione omogenea.
32 Padre Ezechiele Ramin, missionario comboniano, originario di Padova venne ucciso a
Cacoal il 24 luglio 1985, all’età di 32 anni. Papa Giovanni Paolo II, qualche giorno dopo la
sua morte, lo ha definito martire della carità. La sua uccisione è da attribuirsi alla sua azio-
ne in difesa degli indios Suruì e dei lavoratori della terra nello Stato di Rondonia (Brasile).
33 Suor Dorothy Stang nasce negli Stati Uniti, ma si trasferisce a vivere con i poveri del
Brasile rurale. Lì, ha visto allevatori e boscaioli sfruttare agricoltori indigeni, rubare ter-
re, abbattere foreste e uccidere coloro che avevano parlato. A causa del suo lavoro per
la giustizia, il suo nome viene inserito in una lista di morte e alla fine è uccisa per ma-
no di alcuni sicari (pagati da alcuni latifondisti) il 12 febbraio 2005 a Speranza, nello Sta-
to del Parà, Brasile.
34 Francisco Alves Mendes Filho, conosciuto come Chico Mendes viene assassinato, il 22
dicembre del 1988. Era un ambientalista innamorato delle foreste di caucciù, sindacali-
sta e politico brasiliano.
35 Nato a Koblach (Austria) nel 1939, è missionario del Preziosissimo Sangue. Partito per
il Brasile all’indomani dell’ordinazione sacerdotale (1965), dal 1981 è stato vescovo della
prelatura dello Xingu, nell’Amazzonia brasiliana. È stato presidente del Consiglio Indige-
no Missionario (CIMI), che si occupa delle problematiche degli indios a nome della Confe-
renza episcopale brasiliana. Papa Francesco lo ha nominato membro del consiglio pre-si-
nodale dell'assemblea speciale del Sinodo panamazzonico.
430
Note
RTE XXIII(2019)46
Costatiamo come l’Amazzonia abbia al suo interno molti tipi di Amazzo-
nie. In tale contesto è l’acqua, attraverso le sue vallate, i fiumi e i laghi,
a configurarsi come l’elemento articolante e unificante, considerando co-
me asse principale il Rio delle Amazzoni, il fiume che è madre e padre di
tutti (DP 1).
Nella foresta amazzonica non troviamo solamente una grande va-
rietà di specie di animali e di piante, ma la stessa foresta è differenziata.
Esiste, infatti, una foresta situata in aree basse, che soffre inondazioni
periodiche, conforme alle piene dei fiumi. I terreni di queste zone sono
particolarmente fertili a causa dei sedimenti lasciati dai fiumi. Le spe-
cie che incontriamo in questa zona della foresta amazzonica sono: an-
diroba, jatobá, seringueira e samaúma. Esiste anche la foresta così det-
ta igapò, localizzata in aree ancora più basse e che, a causa di ciò, sof-
fre maggiori inondazioni e spesso si trova allagata. Per sopravvivere in
queste condizioni, le piante nei secoli hanno elaborato diverse strate-
gie ben conosciute dai popoli indigeni. Esempi di queste specie sono:
vitórias- régias, buritis, orchidea e bromelia. Esiste, infine, la foresta di
terra ferma: non soffre inondazione a causa della sua posizione alta ri-
spetto al resto del territorio. La vegetazione che s’incontra in queste zo-
ne della foresta è definita di grande peso, come ad esempio i castagne-
ti. La biodiversità della foresta amazzonica è esuberante e i suoi nume-
ri sono impressionanti. Più di 1.300 specie di uccelli; più di 3.000 specie
di pesci; più di 30.000 specie di piante; 1.800 specie di farfalle; 427 spe-
cie di anfibi; 378 specie di rettili; più di 3.000 specie di api; 311 specie di
mammiferi. Occorre poi sottolineare che molte di queste specie esisto-
no solo in Amazzonia.36 Per questo motivo, la conservazione dell’Amaz-
zonia è di grande importanza. I maggiori problemi ambientali che attin-
gono la foresta amazzonica sono: il disboscamento, la creazione di zone
esclusive per far pascolare il bestiame, la monocultura, la guerra per ot-
tenere le terre, la caccia e la pesca illegale. Non è possibile un cammi-
no di evangelizzazione in Amazzonia senza tener conto di questa realtà,
della complessità delle problematiche che questo territorio presenta. Il
pericolo sarebbe un’evangelizzazione ceca, incapace di affrontare i pro-
blemi reali, offrendo soluzioni pastorali inadeguate.
36 I numeri sulla biodiversità amazzonica si trovano in http://floresta-amazonica.info/bio-
diversidade-da-amazonia.html
431
Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
Il Documento preparatorio fa ampio riferimento alla Laudato si’
(LS) di papa Francesco per indicare alcune chiavi di lettura per la so-
luzione delle problematiche indicate. «Il Regno che viene anticipato e
cresce tra di noi riguarda tutto» (Evangelii gaudium [EG] 181), ricordan-
doci che «tutto nel mondo è intimamente connesso» (LS 16) e che, per-
tanto «il principio del discernimento» dell’evangelizzazione è collegato
a un processo integrale di sviluppo umano (cf. EG 181). Questo proces-
so si caratterizza, come segnala LS (cf. nn. 137-142), per un paradigma
relazionale denominato ecologia integrale, che articola fra loro i vinco-
li fondamentali che rendono possibile un vero sviluppo. Se questo para-
digma vale in generale per i problemi ecologici, ancora di più vale per
la complessità dei problemi del territorio amazzonico e, per questo, me-
rita un approfondimento. L’ecologia integrale è un nuovo modo d’in-
tendere la relazione profonda esistente tra tutte le creature del nostro
pianeta. Quando si osserva la devastazione che l’intervento irresponsa-
bile dell’uomo sta causando nel territorio amazzonico, non si può che
concludere che c’è qualcosa di sbagliato nel modello economico adot-
tato. Il papa afferma e dimostra nella Laudato si’ che tutto è intercon-
nesso (LS 138ss).
L’ecologia integrale indica come cammino di comprensione della
realtà che tutto è interconnesso e, di conseguenza, non si può pensare
all’Amazzonia come una realtà geografica separata dal contesto. Il siste-
ma di piogge della foresta interferisce in altre regioni del mondo. Tutto
è in legame con tutto. La pastora Nancy Cardoso Pereira,37 in un incon-
tro organizzato dal CUM di Verona il 25 settembre 2018, all’interno di
una serie d’interventi in preparazione al Sinodo di ottobre,38 ricordava
37 Pastora metodista, è laureata in Sacra Scrittura. È stata consulente del Centro biblico
Verbo, di San Paolo (Brasile), ed è attualmente coordinatrice nazionale della Commissio-
ne pastorale della terra. Vive a Rio de Janeiro con il figlio e la figlia. Partecipa al colletti-
vo editoriale della Revista Latino Americana de Interpretação Bíblica ed è vicepresidente
dell’Associazione brasiliana di ricerca biblica.
38 La Fondazione CUM, Centro Unitario Missionario, è un organismo della Conferenza
episcopale italiana che si cura della formazione dei missionari italiani attraverso varie ini-
ziative rivolte sia ai preti fidei donum, religiosi e religiose, e anche ai laici. Cura in modo
particolare i sacerdoti fidei donum italiani all'estero impegnati in scambi e cooperazione
tra le Chiese e i fidei donum stranieri in Italia inseriti in servizi pastorali. La Fondazione
CUM nasce ufficialmente il 18 dicembre 1997 (cf. http://www.fondazionecum.missioitalia.
it/contenuti.php?id=1#.XOUA3MzVLIU - sito visitato il 12.07.2019).
432
Note
RTE XXIII(2019)46
come il sistema idrico dell’Amazzonia dipende dalle Ande, e dalla sa-
vana brasiliana, che è la culla delle acque. C’è un sottosuolo di acqua,
l’acquifero Guaranì, molto grande.
Tutto dialoga con tutto: le Ande dialogano con le foreste brasiliane. L’A-
mazzonia riceve, metabolizza e dà. Sempre di più sta avvenendo lo scio-
glimento dei ghiacciai delle Ande: è una crisi. L’Amazzonia è come un
grande frigorifero che raffredda le arie calde.39
A proposito di questa interconnessione che esiste tra gli elemen-
ti della realtà, punto cruciale dell’ecologia integrale e sul quale la RE-
PAM sta lavorando in questi mesi di preparazione del Sinodo panamaz-
zonico, il Documento preparatorio ricorda che il primo grado di artico-
lazione, per un autentico progresso, è il vincolo intrinseco fra l’elemen-
to sociale e l’elemento ambientale.
Dato che come esseri umani siamo parte degli ecosistemi che favoriscono
le relazioni che danno vita al nostro pianeta, prendersi cura di questi eco-
sistemi – nei quali tutto è interconnesso – è fondamentale per promuove-
re sia la dignità di ogni individuo che il bene comune della società, sia il
progresso sociale che il rispetto dell’ambiente (DP 9).
Ciò significa che non è possibile un percorso sociale di valorizza-
zione del territorio amazzonico, senza tener conto del patrimonio cul-
turale acquisito nei secoli dai popoli indigeni, veri custodi della fore-
sta amazzonica. Di conseguenza, il processo di evangelizzazione della
Chiesa in Amazzonia non può prescindere dalla promozione e dalla cu-
ra del territorio (natura) e dei suoi popoli (culture). Per questo, ha biso-
gno di stabilire ponti che possano articolare i saperi ancestrali con le co-
noscenze contemporanee (cf. LS 143-146),
particolarmente quelle che riguardano l’utilizzo sostenibile del territorio
e uno sviluppo coerente con i sistemi di valori e con le culture dei popoli
che abitano questi luoghi, da riconoscere come loro autentici custodi, e in
definitiva come loro proprietari (DP 9).
39 La sintesi dell’intervento di Nancy Cardoso Pereira si trova in https://regiron.blogspot.
com/2018/09/verso-il-sinodo-amazzonia-nuovi-cammini.html (sito visitato il 12.07.2019).
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Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
Ecologia, economia e politica, sono legati nella prospettiva di una
ecologia integrale indicata da papa Francesco e questo legame ci aiu-
ta a comprendere meglio le sfide di un’evangelizzazione inculturata in
Amazzonia. Sin dal periodo dell’invasione iberica, la regione amazzo-
nica è stata in balia di politiche coloniali. Tra i secoli XVI-XIX il colo-
nialismo estrattivo ha avuto grandi incidenze sui popoli autoctoni e sui
beni naturali attraverso un’ingiusta espropriazione. Nei secoli successi-
vi, con l’avvento degli Stati moderni, le pratiche e le mentalità colonia-
li continuano attraverso lo sfruttamento delle popolazioni, delle cultu-
re e dei territori di questa immensa regione. L’Amazzonia, ha ricorda-
to mons. Evaristo Spengler in un recente seminario di studi sul tema in
questione, ha già resistito ai grandi progetti delle monoculture e della
corruzione.40 Per quanto riguarda il Brasile, mons. Spengler ha ricordato
che nel 1926 Henry Ford comprò tre milioni di ettari di terra lungo il fiu-
me Tapajos, contrattò più di 3.000 operai, distrusse la foresta, piantò 70
milioni di piantine di alberi di caucciù per estrarre il caucciù. Un fungo
invisibile, con una grande capacità di moltiplicarsi, portò il progetto al
fallimento. La monocultura, nonostante si trattasse di una pianta amaz-
zonica, fu rigettata dalla foresta. In questo stesso articolo, mons. Evari-
sto ricorda che oggi sono attivi, in Amazzonia, due modelli di sviluppo.
Uno è predatorio, di estrazione della legna, dei minerali, del petrolio e
dell’energia, che ha come conseguenza il disboscamento (il 20% della
foresta amazzonica è già stata disboscata), la concentrazione dei reddi-
ti, il lavoro schiavo, l’avvelenamento del suolo e delle acque, i conflit-
ti di occupazione con l’espulsione dei popoli della foresta, la mancanza
di rispetto delle leggi, la morte dei leaders ambientalisti e degli agen-
ti di pastorale. L’altro modello è socio-ambientale, ecologico nella dire-
zione dei popoli della foresta. Questo secondo modello ha come conse-
guenza la distribuzione del reddito, la preservazione della foresta e del-
la biodiversità, la socializzazione della terra e dei fondi, la preservazio-
ne dei popoli tradizionali, l’incentivo al mercato locale. Questo modello
dev’essere rafforzato anche attraverso il lavoro pastorale.
40 Parole di mons. Evaristo Spengler, vescovo della Prelazia di Marajò (Brasile) nel Semi-
nario organizzato dalla Segreteria generale del Sinodo per l’Amazzonia nel mese di feb-
braio 2019 dal titolo: Rumo ao Sínodo Especial para a Amazônia: dimensão regional e uni-
versal. Il testo del suo intervento si trova in http://www.ihu.unisinos.br/587026-a-amazo-
nia-nao-precisa-ser-conquistada-precisa-ser-respeitada-afirma-dom-evaristo-spengler (si-
to visitato il 12.07.2019).
434
Note
RTE XXIII(2019)46
I missionari che evangelizzano in questo contesto, accompagnan-
do le comunità ecclesiali, non possono ignorare la complessità di que-
sti problemi. Il rischio sarebbe un’evangelizzazione disincarnata, fuori
dal contesto, che produce una religione alienata, che non aiuta i fede-
li a incontrarsi con il Dio che si manifesta nella realtà concreta del suo-
lo amazzonico. Il Documento preparatorio del Sinodo panamazzonico,
prendendo come riferimento la proposta di papa Francesco che, nell’en-
ciclica Laudato si’ parlava di conversione integrale, ci ricorda che:
quando avremo coscienza di come il nostro stile di vita e il nostro modo
di produrre, di commerciare, di consumare affettano la vita del nostro am-
biente e della nostra società, solo allora potremo iniziare una trasforma-
zione con orizzonte integrale (DP 53).
Queste parole indicano che la fede in Gesù Cristo ha sempre più
bisogno di una nuova spiritualità, che si allontani giorno dopo gior-
no da ogni forma di antropocentrismo e d’individualismo, per raggiun-
gere una spiritualità incarnata che aiuta ogni persona a riconoscere la
propria responsabilità nei confronti della creazione. L’ecologia integra-
le, dunque, ci invita a una conversione integrale. «Questo esige anche
di riconoscere i propri errori, peccati, vizi o negligenze» e le omissioni
con cui «offendiamo la creazione di Dio», e chiede di «pentirsi di cuo-
re» (LS 218).
Il Documento preparatorio, ponendosi sulla linea della conversione
integrale come conseguenza immediata dell’ecologia integrale proposta
da papa Francesco nella Laudato si’, invita a riflettere sul livello di co-
scientizzazione dei cristiani sugli stili di vita adottati, sia personalmen-
te che comunitariamente. C’è un modo di produrre, commerciare, con-
sumare che influenza la vita dell’ambiente e della società. Il percorso
di preparazione al Sinodo sull’Amazzonia dovrebbe aiutare le comuni-
tà cristiane a porre in atto delle scelte rispettose dell’ambiente, che sti-
molino la società civile e politica alla presa di coscienza della necessità
e dell’urgenza di un tale cammino di conversione ambientale.
Paolo cugini
Dottorando in Teologia
Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna
Bologna
regironspi@gmail.com
435
Paolo Cugini, Il Sinodo panamazzonico: una sfida per tutta la Chiesa
Keywords
Amazzonia – Sinodo – Indigeni – Ecologia – Ministeri.
Amazonia – Synod – Natives – Ecology – Ministries.
Summary
This article aims to present the main proposals of the Pan-Amazon Synod which
will be implemented in October 2019 in Rome. The document of Santarém, established
in 1972, was identified as the inspiration of the Synod, which saw the bishops of the
Amazon region reunited to indicate the future pastoral lines. While in the 1970s it was a
question of updating the pastoral choices indicated by the Second Vatican Council and
the journey of the Latin American Church that emerged in Medellín in 1968, the Syn-
od of Rome intends to place the emerging problems of the Amazon region at the center
of ecclesial attention. Thus we move from the delicate theme of ministry and the prob-
lem of the absence of the Eucharist in the communities of the entire Pan-Amazon area,
to the problems of broad social importance concerning the situation of indigenous peo-
ples and the ecological question.
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