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A monte di F e f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi di origine pisano-genovese

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  • University eCampus, Italy

Abstract and Figures

The manuscript BnF fr. 1116 (= F) is the best surviving copy of the Devisement dou monde both for the quality of its reading and the form of its text, that offers the closest version to the original one. The language in which the work was first written – an old French heavily sprinkled with morphological as well as lexical italianisms – is considered as a representative example of the so-called «Franco- italian». A certain number of linguistic features exhibited by F are peculiar to western Tuscany. At the same time, the MS is characterised by a considerable number of Venetisms. The fragment of the Franco-italian version recently discovered by c. concina [2007], designated f, appears very similar to F, albeit with some variations. The aim of this paper is to provide a systematic comparison of F and f from a linguistic point of view. Both graphic and phonetic correspondences enable us to connect the source of F and f with the group of old French manuscripts copied by Pisan scribes while incarcerated in Genoa’s prisons, following the battle of Meloria (1284).
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Medioevo Romanzo e Orientale
Collana diretta da Antonio Pioletti
COLLOQUI
14
Forme letterarie del Medioevo romanzo:
testo, interpretazione e storia
XI Congresso
Società Italiana di Filologia Romanza
(Catania, 22-26 settembre 2015)
ATTI
a cura di Antonio Pioletti e Stefano Rapisarda
Indice degli autori e delle opere a cura di Agata Calcagno
Rubbettino
2016
Società Italiana di Filologia Romanza
in collaborazione con
Dipartimento di Scienze Umanistiche - Università di Catania
Struttura Didattica Speciale di Lingue - Ragusa
Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani
Comitato scientifico
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Mario Pagano, Gaetano Lalomia, Stefano Rapisarda, Eliana Creazzo
Segreteria organizzativa
Eliana Creazzo, Gaetano Lalomia, Stefano Rapisarda
Il volume è pubblicato a cura di
Dipartimento di Scienze Umanistiche - Università di Catania
e stampato con il contributo di
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e
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© 2016 - Rubbettino Editore Srl
88049 Soveria Mannelli - Viale Rosario Rubbettino, 10 - Tel. (0968) 6664201
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ISBN 978-88-498-5031-4
Alvise Andreose - Chiara Concina
A monte di Fe f. Il Devisement dou monde
e la scripta dei manoscritti francesi
di origine pisano-genovese*
The manuscript BnF fr. 1116 (= F) is the best surviving copy of the Devise-
ment dou monde both for the quality of its reading and the form of its text, that of-
fers the closest version to the original one. The language in which the work was
first written – an Old French heavily sprinkled with morphological as well as lexi-
cal Italianisms – is considered as a representative example of the so-called «Fran-
co-Italian». A certain number of linguistic features exhibited by Fare peculiar to
western Tuscany. At the same time, the MS is characterised by a considerable
number of Venetisms. The fragment of the Franco-Italian version recently discov-
ered by C. Concina [2007], designated f, appears very similar to F, albeit with
some variations. The aim of this paper is to provide a systematic comparison of F
and ffrom a linguistic point of view. Both graphic and phonetic correspondences
enable us to connect the source of Fand fwith the group of Old French manu-
scripts copied by Pisan scribes while incarcerated in Genoa’s prisons, following the
battle of Meloria (1284).
Devisement dou monde; Marco Polo; Franco-Italian language; Pisan-Genoese
scriptorium; French manuscripts copied by Italian scribes.
1. I testimoni franco-italiani del Devisement dou monde
Il recente ritrovamento di un secondo testimone “franco-italiano” del
Devisement dou monde, purtroppo frammentario1, rappresenta senza om-
bra di dubbio una delle più significative acquisizioni della filologia marco-
poliana degli ultimi decenni. Il valore di tale testimone – denominato f– si
coglie non tanto a livello testuale, data la sua sostanziale irrilevanza ai fini
* Il presente saggio è stato concepito ed elaborato dai due autori in stretta collabora-
zione. Nello specifico, la stesura dei parr. 1 e 4 si deve ad Alvise Andreose, quella del par. 2
a Chiara Concina, mentre il par. 3 è il frutto di un lavoro congiunto.
1Concina 2007. Un’altra testimonianza frammentaria, il ms. London, British Library
Cotton Otho D v, che Luigi Foscolo Benedetto aveva classificato come franco-italiano (Be-
nedetto 1928: xxxi-xxxiii), parrebbe invece appartenere a una redazione «anglo-normanna»
del Devisement, indipendente dagli altri rami della tradizione (Ménard 2000).
della costituzione del testo critico, quanto nello studio della tradizione
dell’opera, in particolare delle fasi più antiche della sua circolazione e for-
se anche della sua genesi. Non solo fpermette di formulare ipotesi più cir-
costanziate sull’effettiva diffusione della versione originale – che finora è
stata perlopiù ricostruita indirettamente attraverso i volgarizzamenti e le
traduzioni che ne sono discesi2–, ma offre al tempo stesso un basilare ter-
mine di raffronto per valutare le caratteristiche formali dell’altro testimone
franco-italiano del Devisement, il ms. BnF fr. 1116 – noto come F–, sulla
cui localizzazione le opinioni degli studiosi divergono3. Il confronto siste-
matico tra Fe f, che costituisce l’oggetto fondamentale del presente contri-
buto, corrobora l’ipotesi che la redazione franco-italiana del libro di Marco
Polo abbia circolato prevalentemente in quell’area tirrenica settentrionale
in cui essa era stata originariamente concepita e realizzata4. Numerosi ele-
menti della scripta di Fe fsuggeriscono che il loro antigrafo si collocasse in
quell’ampia e compatta costellazione di manoscritti francesi copiati da scri-
bi pisani prigionieri a Genova dopo la battaglia della Meloria (1284), le cui
peculiarità sono state progressivamente messe a fuoco a partire dalla metà
degli anni ’805.
2. Il frammento f del Devisement dou monde
Prima di considerare i tratti grafico-fonetici che caratterizzano fe di
istituire un confronto con le corrispondenti sezioni testuali di F, sarà utile
ricordare brevemente le circostanze del suo rinvenimento e fornire alcune
coordinate sulla sua consistenza e sul suo assetto codicologico.
Nel 2006 collaboravo con una libreria antiquaria di Milano e l’8 gen-
naio di quell’anno – una domenica – mi fu chiesto di esaminare i quattro
fogli di pergamena incollati sui contropiatti lignei di due legature identiche
[figg. 1a e 1b], prive al loro interno dei volumi che un tempo esse dovettero
racchiudere. I manufatti erano stati acquistati qualche anno prima da un
dealer di Roma ed erano sempre stati nell’ultimo cassetto di un mobile da
esposizione della libreria. Fin dalla prima lettura i toponimi delle regioni
16 Alvise Andreose - Chiara Concina
2Benedetto 1928, come è noto, ha dimostrato che a monte delle principali redazioni
del Milione (FG, TA, VA, L, Z) si devono ipotizzare degli esemplari franco-italiani.
3Una rassegna delle diverse ipotesi si legge in Andreose 2015b: 267-72; 2016.
4Andreose 2015a: 452-60.
5La proposta di localizzazione di tale gruppo di codici a Genova risale a Marie-Thérè-
se Gousset (Avril-Gousset 1984: 23-53; Gousset 1988), ma è stata ripresa e perfezionata da
Roberto Benedetti (1990) e soprattutto da Fabrizio Cigni (1993, 2000, 2006a, 2006b, 2007,
ecc.). Oggi la bibliografia sull’argomento è molto ampia, sicché ci limitiamo a rimandare a
due lavori di sintesi: Cigni 2010; Zinelli 2015. Per altri riferimenti bibliografici vd. Andreose
2015a: 452-53 n. 41.
A monte di Fe f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi 17
Figura 1a - Legatura I (cc. 1-2)
Figura 1b - Legatura II (cc. 3-4)
orientali mi lasciarono pochi dubbi sul fatto che si trattasse del testo polia-
no. L’identificazione del Milione innescò un inarrestabile processo a catena
per cui, qualche ora dopo, le carte del Devisement dou monde viaggiavano
verso Ozzano dell’Emilia (Bologna), per essere staccate dai contropiatti e
portate, la settimana seguente, negli Stati Uniti. Prima che i lacerti seguis-
sero la loro strada, riuscii solo a effettuare una scansione delle facciate visi-
bili (corrispondenti alle cc. 1r, 2r e 3v, 4v), edite in un articolo comparso
nel 2007 su «Romania»6.
Le prime due carte (1 e 2) scomparvero subito, acquistate da un colle-
zionista privato di libri di economia perché vi si faceva menzione della carta
moneta. Devo alla gentile sollecitudine di un libraio di New York se, qual-
che mese dopo, mi vennero inviate le immagini delle due facciate emerse
dopo il distacco, corrispondenti alle cc. 1v e 2v.
Le altre due carte (3 e 4) vennero invece acquisite in comproprietà da
due grandi librerie internazionali: la William Reese Company di New Ha-
ven e Maggs Bros Ltd. di Londra7. Fu a New York, nel settembre del 2006,
che William Reese mi permise di fotografare e trascrivere il testo mancante
delle altre due carte, le stesse che Philippe Ménard ha avuto modo di stu-
diare a Londra, dando l’edizione delle sezioni testuali emerse dopo il di-
stacco (cc. 3r e 4r) in un saggio pubblicato nel 2012 su «Medioevo roman-
zo»8. A completare il quadro va aggiunto che l’avere a disposizione anche
le fotografie dei piatti lignei delle due legature ha permesso di trascrivere
con un buon grado di attendibilità alcuni passi poco leggibili, poiché l’in-
chiostrazione delle lettere non più visibili sulla pergamena si è conservata
invece in molti punti dei contropiatti [fig. 2].
Il recupero della totalità del testo tràdito dal lacerto permette dunque
di lavorare per la prima volta in modo completo sulle sezioni che esso tra-
manda9.
Sotto il profilo codicologico f, si presenta come il relitto di un codice
pergamenaceo di 340x235 mm redatto in littera textualis appartenente a
un’unica mano e organizzata su due colonne di 52 linee. Per quel che con-
cerne la possibilità di ascrivere una datazione al frammento su base paleo-
grafica, le proposte avanzate non risultano tutte pienamente concordi e
oscillano tra il terzo decennio e il terzo quarto del xiv secolo10. Si tratta di
18 Alvise Andreose - Chiara Concina
16Concina 2007.
17Si veda a riguardo anche l’intervista rilasciata da Ed Maggs, fondatore della celebre
libreria londinese di Berkeley Square, pubblicata sul quotidiano «The Guardian» del 9 ot-
tobre 2010 (disponibile in linea: <http://www.theguardian.com/money/2010/oct/09/rare-
book-dealer>).
18Ménard 2012.
19Un’edizione completa di f– corredata dalla riproduzione fotografica delle carte che
lo compongono e delle legature che lo racchiudevano – è in preparazione.
10 Sulle ipotesi di datazione si vedano Concina 2007: 346-47; Ménard 2012: 244-45.
A monte di Fe f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi 19
Figura 2 - Legatura II (con tracce dell’inchiostrazione della c. 4r).
una forbice temporale in ogni caso assai prossima, coincidente o di poco
posteriore, a quella a cui viene datato F(1320-1330)11.
fcontiene un totale di otto capitoli completi e quattro parziali della se-
zione centrale del resoconto poliano (tabella 1).
20 Alvise Andreose - Chiara Concina
11 Benedetto 1928: xi, xxvii; Gousset 1996: 354 n. 11.
12 Qui e nel prosieguo del saggio si adotta la numerazione dei capitoli e delle pericopi
dell’edizione Eusebi 2010.
13 La carta 4r comprendeva anche la parte finale di cxiv, 19, che però risulta illeggibile
per le perdite subite dalla pergamena dopo il distacco dalla legatura.
14 Concina 2007: 364-68; Ménard 2012: 272-79.
Tabella 1 - Testo conservato da f
Carta
1r
1v
2r
2v
3r
3v
4r
4v
Capitoli12
xciii, 41 (parziale)
xciv (completo)
xcv, 2
xcv, 2-17
xcv, 17
xcvi (completo)
xcvii, 2-8
xcvii, 8-23 (parziale)
cxi, 6 (parziale)-7
cxii (completo)
cxiii, 2-19
cxiii, 19-24
cxiv, 2-19
cxiv, 1913-28
cxv (completo)
cxvi, 2-4
cxvi, 4-18
cxvii, 2-7 (parziale)
Edizione
ed. Concina 2007
inedito
ed. Concina 2007
inedito
ed. Ménard 2012
ed. Concina 2007
ed. Ménard 2012
ed. Concina 2007
Originariamente le quattro carte dovevano costituire due bifoli (forma-
ti, rispettivamente, dalle cc. 1-4 e 2-3) di uno stesso fascicolo, in mezzo ai
quali trovavano molto probabilmente collocazione altri due bifoli oggi per-
duti.
Per quel che invece riguarda la posizione da attribuire a fnell’àmbito
della tradizione manoscritta del testo poliano, la sua stretta parentela con
F, in parte messa in rilievo nei già citati contributi14, viene ulteriormente
confermata anche dalle sezioni inedite del lacerto.
Anche Fsi presenta in alcuni punti lacunoso rispetto a f(tabella 3), nel
primo caso per un omeoteleuto che difficilmente può essere stato reintro-
dotto per congettura in f, nel secondo per perdita di una parte del sintag-
ma, presente invece nel frammento.
Varrà dunque la pena di ripercorrere brevemente la natura e l’entità dei
rapporti intercorrenti tra il manoscritto parigino e il frammento sulla base
di una collazione completa dei due testimoni, di cui si fornisce qui una
campionatura di lezioni rilevanti.
Rispetto a F, fpresenta una serie di errori che gli sono propri (tabella
2); si tratta in alcuni casi di lacune imputabili a saut du même au même, per
le quali pare tuttavia improbabile ipotizzare un’operazione di integrazione
operata dal copista di F(n. 2 e n. 3), ma anche di omissioni di intere sezioni
testuali (n. 1 e n. 4), presenti invece in F.
A monte di Fe f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi 21
15 In questa e nelle tabelle che seguono le lezioni in esame sono evidenziate in grasset-
to, mentre le lacune verranno indicate con ‹…›.
16 La correttezza della lezione di fè confortata da quanto si legge nelle altre redazio-
ni; TA: «E questo no costa nulla al Grande Sire, perché le città che sono atorno a quelle
poste vi pongo·li cavagli e fannogli questi arnesi […]» (ed. Bertolucci Pizzorusso 1994: 158);
FG: «Et des chevaux que je vous ay dit qui sont [tant] par les postes, je vous di que le Sei-
Tabella 215 - Errori di f contro F
1
2
3
4
f
il fait grant joie ‹…› di qu’il est
merveilleusse chouse a veoir
car ill ont bien ‹…› a cui·l vuelt
et sunt le greignor ‹…› rou-
beor dou nonde.
et autres dras ‹…› que onques
ne furent veue en notre païs
F
il fait grant joie et grant feste avech
seç femes, car je voç di qu’il est
merveilose chouse a veoir
car il ont bien le pooir de fair grant
bien a cui ’l vuelent.
et sunt les greingnor escaran et les
greingnors robeor dou monde.
et autres dras d’or et de soie. Et hi
naist maintes especes qe unques
ne furent veue en notre païs
xciv-3
xcvi-10
cxiv-22
cxv-5, 6
Tabella 3 - Errori di F contro f
1
F
voç ‹…› di tout voiremant qe
le Sire Grant
f
voz di que le Grant Sire ne ha ja
nulle despence et voz dirai raison
por coi. Je voz di tout voiremant
que le Sire Grant16
xcvii-16
Non lascia alcun dubbio la strettissima parentela tra Fe f, attestata da
una estrema coincidenza delle lezioni erronee dalle quali sono accomunati.
I guasti presenti nei due codici si configurano, nella loro forma più eviden-
te, come perdita di intere sezioni testuali non ricostruibili sulla scorta degli
altri testimoni del testo poliano (tabella 4, n. 1). E sono rivelatrici anche la-
cune minori, spesso emendabili con l’ausilio delle altre redazioni del Milio-
ne (n. 2-8).
22 Alvise Andreose - Chiara Concina
gneur n’a nulle despense d’eulz. Et vous diray comment et la raison por quoy. Il a establi qui
est prez a la tel poste […]» (ed. Ménard 2001-2009: iii, 103-4); VA: «Anchora sapiate che
’l signior non à niuna spexa delli chavali che stano a queste poste, ma le zità e lle chastelle
che sono vexine a quele poste chonvien aver quella spexa […(ed. Barbieri-Andreose
1999: 187); R: «[] e ne’ cavalli che si tengono in dette poste non fa quasi alcuna spesa,
perché le città, castelli e ville che sono circostanti ad esse poste li pongono e mantengo-
no [… ]» (Milanesi 1980: 187); il passo manca in Z(ed. Barbieri 1998), mentre in Pl’inte-
ro capitolo risulta notevolmente scorciato e non presenta dunque il sintagma in esame (ed.
Prášek 1902: 101).
17 La parola è di difficile lettura perché l’inchiostro risulta particolarmente sbiadito e
la pergamena è rovinata da un foro; non pare possibile decifrare con certezza encoures, co-
me proposto in Ménard 2012: 252.
18 La lezione les provences è indubbia ed è ulteriormente confortata anche da quanto
si legge sul legno del contropiatto; da rifiutare dunque la lettura les proveres di Ménard
2012: 252.
19 Eusebi 2010.
Tabella 3 - Errori di F contro f (segue)
2
F
et por coi voç ne ‹…› les pro-
vences: si l’entendés en tel
mainere com je voç ai dit.
f
et por quoi voz ne lle treüsés escri-
tes et en (toute?)17 les provences18,
si l’entendés en tel mainere con je
voz ai dit.
cxv-11
Tabella 4 - Errori comuni di F ef
1
2
F
Et encore ceste cité a envi-
ron soi plus des .IIc. …†…,
et loingn et pres, les quelz
…†…; vienent les jens de
cestes villes a achater
plus despendre que je ne
voç ai dit ne ne voç dirai en
ce livre. ‹…raison comant.
f
Et encore ceste cité ‹…› en-
viron soi plus des .IIc. …†…,
et loingn et a pres, les quelz
…†…; vienent les jens de ce-
stes villes a achater
plus despendre que je ne voz
di ne ne voz dirai en ce livre.
‹…› raison comant.
xciv-15
xciv-17
Integrazioni
ed. Eusebi19
…†…
…†…
‹Et voç
mostreron›
Infine, una serie di lezioni palesemente errate di Fe f(tabella 5) va fatta
sicuramente risalire al loro comune antigrafo f0.
Le oscillazioni estremamente limitate del testo tràdito dal ms. fr. 1116
e dal lacerto, ulteriormente confermate da un’incidenza minima di varianti
adiafore (tabella 6), lasciano intravvedere una situazione per la quale si può
ipotizzare una derivazione diretta dei due testimoni da f0senza la media-
zione di codici interpositi.
A monte di Fe f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi 23
Tabella 5 - Errori comuni di F ef
1
2
3
4
5
F
Or vos ai contés et devisé
toit le fait comant le Grant
Sire faite monoie de charte
qe nea ont sor elz que le
Grant Sire
au grant gallon
les vian‹…›anz
Enle gire environ bien .XX.
miles
f
Or voz ai contés et divisé
tout le fait comant le Grant
Sire fait monoie de carte
que neha ont sor elz que le
Grant Sire
au grant gallon
les vian‹…›anz
Enle gire environ bien
.XX. milles
xcv-18
xcvi-9
xcvii-13
cxi-6
cxiii-3
Integrazioni
ed. Eusebi
fait faire
ne ont
gallop
viandanz
Elle
Tabella 4 - Errori comuni di F ef (segue)
3
4
5
6
7
8
F
Et encore voç di que, plu-
sors foies l’an, vait ‹…›
conmandemant por le vile
et chascune provence ‹…›
un jugie et maint escrivienn
Et, ‹…› chascune de ceste
poste, treuvent
grant mons et grant vaus et
grant boschajes aseç. ‹…›
ala bien .XX. jornee por
ponent treuvant villes
il ‹…› si lon qe vait jusque
a la mer Hosiane
Les ‹…› sunt
f
Et encoure voz di que, plu-
sors foies l’an, vait ‹…› co-
mandemant por la vile
et chascune provence ‹…› un
jugie e maint escrivien
Et, ‹…› chascune de ceste
poste, treuvent
grant mons et grant vaus et
grant boscajes assez. …› alla
bien .XX. jornee por ponent
trouvant villes
il ‹…› si lon que vait jusque a
la mer Horsiane
Le ‹…› sunt
xcv-13
xcvi-3
xcvii-7
cxii-8
cxiii-7
cxvii-7
Integrazioni
ed. Eusebi
‹son›
‹a›
‹en›
‹Il›
‹est›
‹jens›
La fedeltà di Fe frispetto al loro comune antigrafo, quantificabile
nell’assenza di innovazioni dinnanzi alle corruttele (per cui non si assiste a
tentativi di emendatio nemmeno nei casi di lacune facilmente restituibili),
potrebbe invece leggersi quale sintomo di un atteggiamento estremamente
conservativo nei confronti del modello e, di conseguenza, culturalmente at-
tento al dettato del testo stesso; atteggiamento che ben si inserirebbe in am-
bienti compatibili con una fase cronologicamente alta della trasmissione e
della circolazione dell’opera poliana.
3. Analisi della scripta di F ef
Lo studio comparato delle caratteristiche formali dei due testimoni p
contribuire a fare luce sulla fisionomia originaria della redazione franco-ita-
24 Alvise Andreose - Chiara Concina
Tabella 6 - Varianti adiafore di F ef
F
dras d’ors et de soie
dras d’ors et de soie
les Grant Sire
II. buens chavaus fors et corant
tient le roingne
et les chaceor les prenent
f
dras dorés et de soie
dras dourés et de soie
le Grant Kaan
dus buens chevaus freis et corant
tient le roiaume
et lors cacehors les prenent
xciv-14
xcv-10
xcvi-11
xcvii-21
cxiii-6
cxvi-11
Tabella 5 - Errori comuni di F ef (segue)
6
7
8
9
10
11
F
estrear
Or sachiés qe l’en prenne
de ceste channes toutes vers
quant il l’oie, il s’espaven-
tent
fait cestui seingn porir mon-
trer qu’il soit laiens
ne atorne mie
Vin ne vigne ne ont
f
estroair
Or sachiés que l’en prene
de ceste canne toutes vers
quant il l’oie, il s’espaven-
tent
fait cestui seingn poir mon-
trer qu’il soit laiens
ne atorne mie
Vin ne vigne ne ont
cxiv-4
cxiv-7
cxiv-9
cxvi-7
cxvi-7
cxvi-12
Integrazioni
ed. Eusebi
escroair
prent
l’oient
por
ne i torne
mie
Vin de vigne
ne ont
liana del Devisement e sulle fasi più antiche della sua circolazione. Si pro-
porrà quindi un esame comparato dei tratti principali che caratterizzano la
scripta di fe di Fcondotto sulle sezioni tràdite dal lacerto e sui corrispon-
denti passi del codice parigino20.
3.1. Vocalismo
3.1.1. L’innalzamento di /e/ in sillaba atona (protonica o postonica) –
fenomeno tipico del fiorentino e delle varietà toscane occidentali21 – ricorre
con minore frequenza in F, che appare da questo punto di vista più aderen-
te di falla scripta francese d’oltralpe (si tratta, d’altro canto, di un tratto ca-
ratteristico anche delle varietà italiane settentrionali): devient cxiv-9, devi
xcv-18, xcvii-7, cxiii-3, cxvi-10, devisés xcvii-2, devisera xciv-17, deviserai
xcv-18, cxiii-3, cxiv-3, cxvi-10 (di- f); vestemens cxiv-27(vesti- f); en xciv-
10, xcvii-14, cxiii-4 (in f).
I casi in cui l’innalzamento ricorre solo in Fsono più rari: dimi cxiii-7,
grandisime cxvi-1122; in cxiv-16, cxv-4; maintinant xcvii-22; si xciv-4; si-
gnificance cxvi-7; signaus cxiv-19, cxiv-19.
3.1.2. L’anafonesi23 di /e/ risulta meno abbondante in Fche in f(sep-
pur di poco): provinces xcvii-2 (provences f) vs. provences xcvii-6, cxv-11
(provinces in F). Per contro, l’anafonesi di /o/ ricorre più spesso in Fche in
f: unques cxv-6, cxvi-14 (on- f).
3.1.3. L’innalzamento di odavanti a nasale (non giustificabile come
anafonesi), che è molto frequente nella scripta francese dell’Italia settentrio-
nale24 ma ricorre anche in quella pisano-genovese25, è documentato in en-
trambi i manoscritti, ma nel complesso appare più sporadico in Fche in f.
Si danno infatti solo due casi di ‹u› in Fcontro ‹o› in f(vunt xcvii-6, xcvii-
10), di fronte a 7 casi di ‹u› in fcontro ‹o› di F(abondance cxv-4, cxvi-5,
monde xcv-6, cxiv-4, dont xciii-41, ont cxiv-9, cxiv-20).
A monte di Fe f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi 25
20 In entrambi i casi si è proceduto a una nuova trascrizione sulla base di riproduzioni
fotografiche digitali.
21 Rohlfs 1966-1969: i, 135, 139; Castellani 2000: 290. Il fenomeno figura anche nei ma-
noscritti del gruppo pisano-genovese, cfr. Cigni 1994: 373; 2010: 208; Zinelli 2008: 68.
22 Freca grandisime(s) anche in cxiii-7, cxiv-28, cxv-2, cxv-3, cxvi-4, dove fha la for-
ma sincopata grandisme(s) – che per altro ricorre anche in F(xciv-5, xciv-8, xcvi-2, xcv-3,
xciv-4, xciii-8, cxv-9).
23 Rohlfs 1966-1969: i, 49, 70; Castellani 1992: 91-115; 2000: 287-88; Manni 2003: 46-
47, n. 35.
24 Meyer 1885: 624; 1886a, 43; Mainone 1911: 50; Breuer 1919: 267; Walberg 1928:
xliii; Tjerneld 1945: 37; Limentani 1972: lxxiii, cxlii; Morlino 2009: 83.
25 Bogdanow 1965: xl; Cigni 1994: 373; Zinelli 2015: 98-99.
3.1.4. In Fsono rare le attestazioni di ‹ou› per ‹o› (<ŏ]) o ‹o›/‹eu›(< ō[)
tonici26, che invece sono numerose in f. Laddove il frammento legge bouses
(per bousces) cxi-6, grous/grouses cxiv-3, xcv-3, xcv-4 (7 casi) troup cxv-7;
demoure/demourent27 xciv-2, xciv-5, xcvi-3 ecc. (8 casi), doune xcv-16, F
reca forme con ‹o›: bosces, gros/groses, trop; demore/demorent, done. È de-
gno di rilievo che in xciv-5, al boune di fcorrisponda in F boine, variante
attestata sia nel francese d’Italia sia in quello di Francia che si incontra an-
che in altri passi del manoscritto parigino assenti nel frammento (xxxviii-
7, c-3, cxliii-2 ecc.)28. Poche sono le forme con ‹ou› che compaiono in F
ma non in f: garoufle cxvi-13, termine che trova riscontro nel francese d’ol-
tremare29; presiouses xciv-11, xcv-8 (vs. precioses f), che potrebbe anche es-
sere un incrocio tra il precioses di fe il presieuses che ricorre in altri passi
(xcv-10, xcv-14). Fcoincide più frequentemente con fin forme che presen-
tano originariamente il dittongo [au̯ ] primario o secondario30: repousent xc-
vii-21 (anche in sillaba atona repousés xcvii-21); c(h)ouse xciv-3, xciv-8,
xciv-16 (36 casi). In xcv-14, xcv-16, tuttavia, Flegge or laddove freca il
dittongo (cfr. anche F d’or vs. f dourés in xcv-10). Discorso analogo vale
per la coppia encore F: encoure f (xciv-7, xciv-8, xciv-12, in tutto 20 casi)31.
3.1.5. Nei capitoli considerati, lo sviluppo ubi > u, tipico del toscano
occidentale32, ricorre quattro volte in fe mai in F: ou xcvii-2, cxv-4, cxvi-
3, cxvi-11. Si noti comunque che in entrambi i mss. è attestato anche l’esito
o: fcxi-6, Fxcvi-7, cxvii-3.
3.1.6. L’uso del dittongo ‹uo› (per ‹ue› o ‹oe›), frequente nella scripta
francese dei codici pisano-genovesi33, ricorre con più frequenza in Fche in
f: betiuole cxii-10 (bestiole f), vuoille cxvi-6 (voille f).
26 Alvise Andreose - Chiara Concina
26 Si tratta di un elemento diffuso sia nei testi franco-italiani del Nord Italia (Meyer
1885: 624; 1886a: 43; 1886b: 391-92; Breuer 1919: 267; Wright 1944: 17; Tjerneld 1945:
36-37; Limentani 1972: cxxvii-ccxxviii; Di Ninni 1992: 63-65; Morlino 2009: 81-82), sia nei
manoscritti del gruppo pisano-genovese (Perrot 2006: 87; Spadini 2014: 151).
27 Nel caso di demoure/demourent si può pensare anche a un livellamento analogico
sulle forme verbali in cui ou è atono.
28 Tale grafia nasce dall’estensione del digramma ‹oi› (che nel sec. xiii corrisponde-
va alla pronuncia [wɛ]) alla forma buen ‘buono’, attestata anticamente accanto al più comu-
ne bon.
29 Cfr. Traité d’Emmanuel Piloti, ed. Dopp 1958: 104.
30 Per i testi francesi dell’Italia settentrionale, cfr. Meyer 1886b: 372, 374, 381, 394;
Breuer 1919: 267; Fiebig 1938: xxxviii; Walberg 1928: xliii; Wright 1944: 21; Tjerneld
1945: 38; Limentani 1972: cxix. Per i manoscritti pisano-genovesi: Cigni 1994: 373; Zinelli
2008: 68-69 n. 102.
31 Il termine viene comunemente fatto risalire al lat. volg. hinc ha(c) horā o hinc
a(d) horam (> [enˈkaora] > [enˈkɔra] > [enˈkɔrə], ecc.) cfr. Few iv, 477b.
32 Castellani 2000: 291, 320, 359, 431; Manni 2003: 41. La forma è diffusa anche nel-
l’aretino e nel senese.
33 Cigni 1994: 372; Zinelli 2008: 57; 2015: 95-96 e n. 38.
3.1.7. Rileviamo infine che l’anomala forma peitet cxvi-13 di F(a fron-
te di petit in f) trova parziale riscontro solo nel dominio settentrionale34.
3.2. Consonantismo
3.2.1. A livello grafico, i due manoscritti differiscono in modo signifi-
cativo nell’uso del grafema ‹ç›. In fviene usato prevalentemente con il va-
lore di [z], come nella scripta toscano-occidentale35. Tale valore è ben atte-
stato in F, ma in modo meno sistematico che in f: cfr. besognables xcvi-8
(beç- f), maisonz xciv-6 (maiç- f ), ose xcv-7 (oçe f), ossent xciv-8 (oçent f),
oisellant xciii-41 (oiçellant f), plusors xcv-10 (pluçors f), presentent xcv-10
(preçentent f), tresor xcv-17 (treçor f )36. Per contro, non si dà nessun caso
di ‹ç› = [z] che non trovi esatto riscontro in f.
Nel frammento, ‹ç› può assumere sporadicamente anche il valore di [ʦ]
all’interno di parola: cfr. f lonçes cxiv-11 vs. F lonces; f serviçe xciv-8 vs. F
servis. Anche in Fè attestato questo tipo di grafia: chaçant xciii-41 (f cha-
cant da correggere in chaçant); començamant cxv-11; habundançe xciv-13.
Si tratta di un uso frequente nel francese dell’Italia settentrionale37, ma non
ignoto ai codici dello scriptorium pisano-genovese38. Un tratto caratteristico
del manoscritto parigino è invece l’impiego di ‹ç› con valore di [ʦ] a fine di
parola, laddove fha (quasi)39 sistematicamente ‹z›: aseç xciv-17, cxii-8,
cxiii-5 ecc. (12 casi), asseç cxiii-19, cxiii-21, cxiv-13, cxv-5, baronç xcvi-1;
dedenç xciv-4; laironç cxv-2; noç cxvi-15; nulç xcvii-10; reigonç cxv-11;
sanç xcv-12, xcv-14; seç xciv-3, xcv-16, xcvi-11, ecc. (7 casi); voç xciii-41,
xciv-3, xciv-4, ecc. (103 casi). Meno sicuro, ma comunque probabile il va-
lore di [ʦ] in euç cxv-7. L’uso di ‹ç› a fine di parola parrebbe caratteristico
della scripta francese dell’Italia padana40.
Tipico – seppur non esclusivo della tradizione settentrionale è an-
che l’uso di ‹ç› ad inizio di parola, che è attestato in Fma anche in f(çaitif,
çengibre, ecc.): per questa ragione lo considereremo nella parte dell’anali-
si dedicata ai tratti probabilmente risalenti alla fonte comune dei due ma-
noscritti.
A monte di Fe f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi 27
34 Cfr. Bataille d’Aliscans, v. 877 (ed. Holtus 1985): peitit.
35 Castellani 2000: 295; Manni 2003: 42.
36 Dubbio appare il valore di ‹ç› in vaiçellamant xcv-16 di f, a cui corrisponde in F vai-
celament. Stando alla forma francese (vaissellement), il grafema dovrebbe equivalere a [s],
ma è possibile che si tratti di un incrocio con l’italiano vasellame: in questo secondo caso ‹ç›
avrebbe valore di [z].
37 Thomas 1913: c, ci, ciii; Breuer 1919: 271; Tjerneld 1945: 51; Wunderli 1982-2007:
i, liv-lv; iii, 132; 2006: 20; Rosellini 1986: 36-37.
38 Perrot 2006: 89-90.
39 Per burç xciv-7 (buerç in F) si veda avanti, par. 4.
40 Mainone 1911: 19; Breuer 1919: 271; Walberg 1928: xlvi; Tjerneld 1945: 51.
3.2.2. Sempre a livello grafico, rileviamo che solo in Fcompare il gra-
fema ‹x› col valore di [z] nei continuatori del prefisso ex- (> fr.a. es-): ex-
baïes cxiv-9, exleu xcv-10. Più che di un uso che rimanda all’Italia setten-
trionale, parrebbe trattarsi di grafie etimologizzanti, che ricorrono sia in
ambiente oitanico, sia nella scripta francese pisano-genovese41.
3.2.3. Fsi differenzia da fper la minore frequenza di forme con conso-
nante geminata: ala cxii-8, cxvii-3 (alla f ), alés xcvii-3, cxvi-17 (allés f);
apelle cxiii-24 (appelle f), apelé cxvi-17 (appellé f), apelent xcvii-3 (appel-
lent f), apellent cxiv-24 (appellent f), apellé(s) xcvi-10, cxiii-7, cxvi-18, cx-
vii-5 (appellés f), apelés cxii-7 (appellés f); aseç xciv-17, cxii-8, cxiii-5 (13
casi, vs. assez f), asez cxii-3, cxiii-7, cxiii-14, cxvi-11, cxvi-16, cxvii-3(as-
sez f); canele cxv-4 (cannelle f), chanes cxiv-4, cxiv-10 (canne(s) f); cele(s)
xcv-3, xcv-10, xcv-11 (13 casi, vs. celle(s) f); ele(s) xcv-15, cxiv-15, cxiv-
18, cxiv-18, cxvi-5 (elle(s) f); tere(s) xcv-11, xcvii-19, cxii-6, cxii-9, cxiv-
23, cxvii-2, cxvii-4 (terre(s) f), vile(s) xciv-2, xcvii-2, xcvii-17, cxii-8, cx-
vi-3 (ville(s) f), ecc. Rari i casi contrari: cannelle cxvi-17 (canelle f).
Da rilevare che Fnon presenta casi di raddoppiamento fonosintattico,
a fronte di tre esempi in f: a llor xciv-15, xcvii-7, a ssez cxvi-6. Nel mano-
scritto parigino non si danno neanche esempi di raddoppiamento finale di
/n/ prima di vocale nella preposizione ‘in’42: en xcvii-14, xcvii-15, xcvii-
19, xcvii-20, cxiv-2, cxiv-4, cxiv-12, cxvi-15 (enn f).
3.2.4. In controtendenza rispetto a quanto emerso nei paragrafi prece-
denti, rileviamo che in due casi Fpresenta l’assibilazione del nesso tj, tipico
delle varietà toscane occidentali43, laddove freca la grafia oitanica ‹ci›: pre-
siouses xciv-11, xcv-8 (precioses f ).
3.2.4. Un altro tratto di Fche trova un parallelo nei manoscritti pisa-
no-genovesi è la grafia ‹li› per rendere il fonema antico-francese /ʎ/ (grafia
comune ‹ill›)44: mervelieront xcv-7, merveliosemant cxiv-3.
28 Alvise Andreose - Chiara Concina
41 Perrot 2006: 89; Zinelli 2015: 114 n. 110.
42 Sul fenomeno si rimanda a Formentin 1997; Bafile 2003; Andreose 2012.
43 Castellani 2000: 136-37, 295; Manni 2003: 42. Zinelli 2015: 110 mostra una certa
cautela di fronte alla possibilità di considerare tale tratto come caratteristico della scripta del-
l’atelier pisano-genovese, dato che potrebbe trattarsi di una grafia che riflette la coeva evo-
luzione di /ʦ/ a /s / nel francese d’oltralpe.
44 Cfr. per es. nel BnF fr. 1463 orguelieusemant (ed. Cigni 1994: 239), periliuse (ivi:
245, 250, 260 ecc.).
3.3. Conclusioni
L’analisi comparata dei due testimoni franco-italiani del Devisement
dou monde evidenzia come in Fla componente grafico-fonetica di tipo to-
scano sia meno consistente che in f, seppure di poco. Nel manoscritto pa-
rigino, inoltre, compaiono alcuni elementi compatibili con la fonetica dei
dialetti nord-italiani, nonché alcune forme che trovano prevalente riscontro
nella scripta francese usata nell’Italia padana. Non è escluso che tali tratti
siano un indizio di un’origine settentrionale del manoscritto, ma alcuni fat-
tori suggeriscono una spiegazione diversa. Se si considera che le note mar-
ginali e di possesso documentano la circolazione di Fin Toscana e, più pre-
cisamente, nella Toscana occidentale45, e che diversi tratti settentrionali so-
no rinvenibili anche in f(vd. avanti), ci sembra più economico pensare che
gli elementi grafico-fonetici del manoscritto parigino estranei al tipo lingui-
stico toscano fossero già presenti nel capostipite f0.
4. Qualche ipotesi sull’antigrafo di F ef
Dopo aver esaminato le caratteristiche peculiari della scripta dei due te-
stimoni franco-italiani del Devisement dou monde, cerchiamo di isolare gli
elementi comuni a entrambi che possono ragionevolmente essere fatti risa-
lire al loro comune capostipite f0. Non ignoriamo i rischi che tale operazio-
ne comporta. Non si può escludere, a rigore, che tratti presenti sia in Fsia
in fpossano essere stati introdotti indipendentemente dai due copisti. La
nostra ipotesi è tuttavia la più economica e la più proficua dal punto di vi-
sta ricostruttivo. Va ricordato, infatti, che la fortissima affinità tra Fe fevi-
denziata in precedenza autorizza a ritenere che i due testimoni siano copie
dirette e per di più molto fedeli del loro comune antigrafo. Nella nostra
analisi tralasceremo gli italianismi che potremmo definire genericamente
franco-italiani e focalizzeremo l’attenzione su quegli elementi che, nella
produzione di testi francesi in Italia, appaiono caratteristici, se non proprio
esclusivi, di una particolare tradizione scrittoria. Tale tentativo deve co-
munque fare i conti con i limiti posti dallo stato attuale della ricerca. Non
possediamo ancora una descrizione esaustiva delle consuetudini grafico-fo-
netiche adottate nell’atelier pisano-genovese attivo nell’ultimo quarto del
Duecento. Tuttavia, diversi contributi apparsi negli ultimi vent’anni (in par-
ticolare gli studi di Fabrizio Cigni, Geneviève Hasenohr e Fabio Zinelli)46
hanno reso possibile l’identificazione dei tratti maggiormente caratterizzan-
A monte di Fe f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi 29
45 Andreose 2015: 273; 2016: 26. Reca tratti toscani (per es. la prep. di) anche la nota
di possesso a c. 112v, che risulta però quasi del tutto illeggibile a causa dell’erasione dell’in-
chiostro e dello strato superficiale della pergamena.
46 Cigni 1994, 2008 e 2010; Hasenohr 1995; Zinelli 2008 e 2015.
ti di tale scripta. Più problematico appare invece isolare gli elementi distin-
tivi di un’ipotetica tradizione “padana” o più genericamente settentrionale,
sia per la forte escursione cronologica e geografica che connota tale produ-
zione, sia per l’inadeguatezza di gran parte delle edizioni e degli spogli lin-
guistici. Limite, quest’ultimo, che la recente creazione di una banca dati
della letteratura franco-italiana presso l’Università di Padova (progetto
Rialfri)47 consente in parte di ovviare. Alcune delle acquisizioni più rile-
vanti della nostra ricerca sono state rese possibili grazie all’interrogazione
di tale repertorio.
La collazione sistematica di Fe fha permesso di individuare diversi ele-
menti che riconducono verso la Toscana, in particolare verso l’area pisano-
lucchese. Comune a tutte le varietà toscane (tranne che a quelle orientali) è
l’innalzamento di /e/ atona (< ĭ, ē)48, che ricorre in diverse forme comuni ai
due testimoni: per es. dimi cxiii-13, cxvi-10 (f dim cxiii-13); primeremant
xcvi-3, senifiance xcvii-20 (senificance F), pinture cxiii-14, ecc.49.
Meno numerosi, ma comunque significativi, sono i casi di anafonesi, fe-
nomeno che risulta caratteristico del pisano-lucchese e del fiorentino50: pin-
te cxiii-14, lunc cxiv-8 (lune f). Specifico del toscano occidentale51 (e fre-
quente nei testi francesi copiati da scribi pisani)52 è l’uso del grafema ‹ç› per
indicare il suono [z]: abeçogne xcvi-4, beçant xcv-4, xcv-4, beçogne xciv-5,
biçant xcv-9, do(u)çe xcv-10, xcv-11, maiçon(n)et cxiii-14, ecc.
Fe fpresentano poi una serie di forme che, seppure attestate sporadi-
camente nelle scritture francesi dell’Italia settentrionale, sono particolar-
mente frequenti nella scripta pisano-genovese, tanto da far pensare che si
tratti di usi tipici di questa tradizione. L’anomalo sviluppo del dittongo ei
in beiçonz xcvii-19 (beinçonz F) e nei suoi derivati è documentato abbon-
dantemente nel ms. BnF fr. 1463 – ossia nel testimone più antico e autore-
vole del Roman di Rustichello (44 casi)53 –, mentre è raro nel resto della
produzione franco-italiana. L’aggettivo femminile bielle xcv-16, cxiii-14
(belle f), bielles cxvi-4 – caratterizzato dal dittongo aberrante ie – è molto
diffuso sempre nel citato BnF fr. 1463 (29 casi)54, mentre è raro nella scripta
francese dell’Italia settentrionale, che però conosce numerosi esempi di dit-
tongamento della forma maschile biel.
30 Alvise Andreose - Chiara Concina
47 Consultabile al sito http://www.rialfri.eu/rialfriWP/.
48 Vd. n. 21.
49 Ma potrebbe trattarsi di una forma analogica su pinte cxiii-14.
50 Vd. n. 23.
51 Vd. n. 35.
52 Cigni 1994: 374-75; Zinelli 2008: 71; 2015: 100-1. Tale uso appare estremamente ra-
ro nei testi francesi prodotti nell’Italia settentrionale (alcuni esempi in Walberg 1928: xlvi;
Rosellini 1986: 37).
53 Ed. Cigni 1994.
54 Ivi: 372.
Anche l’esito irregolare cuel ‘collo’ cxiv-19, cxv-4, benché non ignoto
alle scritture francesi dell’area padana55, sembra tipico del Roman di Rusti-
chello da Pisa, a giudicare dall’elevato numero di occorrenze56. La sostitu-
zione del dittongo francese ue/oe con uo ricorre frequentemente nei mss.
pisano-genovesi57: in particolare, il tipo vuoille cxiv-10 è attestato copiosa-
mente nel BnF fr. 146358.
In Fe fsi rilevano, poi, alcune forme che, a giudicare dai dati ricavabili
dall’interrogazione del corpus Rialfri, parrebbero attestate soltanto in ma-
noscritti prodotti nell’atelier pisano-genovese. I tipi gras(s)ieuse cxiv-19 e
presieuses xcv-10, xcv-14, in cui si intravede lo sviluppo /ʦ/ > /s/ tipico del
toscano occidentale59, hanno apparentemente dei paralleli nel solo BnF fr.
146360. L’avverbio ausint xciv-12, cxvi-14, che presenta, oltre all’epentesi
di nasale, comune a tutta la produzione franco-italiana61, l’uscita peculiare
in -t, è documentata in diversi codici pisano-genovesi – il Marciano fr. Z. ix
(277) e il Laurenziano Ashb. 123, contenenti il Guiron le Courtois, il ms.
Lyon BM 866, latore del cosiddetto Légendier A, e il citato BnF fr. 1463 –,
mentre è sporadica nel francese dell’Italia settentrionale62.
Solo in fsi incontrano poi alcuni tratti che trovano ampia rispondenza
nei codici francesi trascritti da copisti pisani: la geminazione della conso-
nante finale in enn, frequentissima nei mss. Lyon BM 866 e Ashb. 123, ma
documentata anche nel BnF fr. 1463, nel Marc. fr. Z. ix (277) e nel BnF fr.
354 (Lancelot)63; il raddoppiamento fonosintattico, presente in gran parte
dei codici del gruppo pisano-genovese64. Anche in Fcompaiono questi trat-
ti – seppure in misura complessivamente limitata –, ma non nella sezione di
testo tràdita da f. È verosimile, pertanto, che essi possano risalire al comune
capostipite dei due testimoni franco-italiani.
A monte di Fe f. Il Devisement dou monde e la scripta dei manoscritti francesi 31
55 Meyer 1886b: 391.
56 Ed. Cigni 1994: 234, 238, 239 ecc.
57 Vd. n. 33.
58 Cfr. ed. Cigni 1994: 232, 239, 255 ecc. Vd. anche Zinelli 2015: 95-96 n. 38.
59 Ma sull’impossibilità di fornire un’interpretazione univoca di tale tratto si veda quan-
to detto sopra nella n. 43.
60 Ed. Cigni 1994: 232, 296 (presieuse), 291 (grasie).
61 Holtus 1979: 447.
62 Holtus (ibid.) ne rileva solo due attestazioni nel dominio settentrionale: nell’Entrée
d’Espagne (ed. Thomas 1913: v. 14517) e nelle Lettere di Faramon e Meliadus (ed. Bertoni
1921: 198).
63 Ed. Cigni 1994: 373; 2010: 203; Hasenohr 1995: 224; Zinelli 2015: 99 n. 54. Il feno-
meno ricorre sporadicamente anche nei testi settentrionali, ma è limitato nell’assoluta mag-
gioranza dei casi alla sola forma pronominale genitivo-partitiva en ‘ne’ (< inde).
64 Ed. Cigni 1994: 373; 2008: 230; Hasenohr 1995: 224; Lagomarsini 2014: 164-65; Spa-
dini 2014: 149; Zinelli 2015: 116. A tali fenomeni si potrebbe forse accostare un altro tratto
peculiare di f, il raddoppiamento prevocalico di lfinale in ill (xciv-9, xcvi-10, xcvi-11, cxii-
6, cxiv-2, cxiv-10, cxvi-3, cxvi-11, cxvi-11, cxvi-16) che compare spessissimo nel ms. Lyon
BM 866, benché non sia estraneo alla scripta francese in uso nell’Italia settentrionale.
Oltre alle caratteristiche fin qui esaminate, che appaiono ascrivibili alla
scripta pisano-genovese, Fe fcondividono alcuni elementi grafico-fonetici
che rimandano al dominio italiano settentrionale. Li elenchiamo brevemen-
te qui di seguito:
– l’uso del grafema ‹ç› – verosimilmente col valore di [ʦ] – al posto del
digramma francese ‹ch› (= [ʧ])65: çaitif cxvi-7, çascun F/cascun f xcvi-3;
– l’impiego del digramma ‹ss› (probabilmente con valore di [s]) nelle
forme corrispondenti all’it. ‘cosa’: cousse F/chousse f xcv-1566;
– il ricorso al grafema ‹ç› in fine di parola per indicare la terminazione
del plurale: buerç xciv-7, burç xciv-7.
Tali forme inducono a pensare che f0presentasse una veste formale
ibrida, in cui, su una base grafico-linguistica sostanzialmente toscana, si in-
nestavano degli elementi settentrionali. Un effetto di tale stratificazione po-
trebbe essere l’alternanza, nel termine per indicare lo ‘zenzero’, tra grafie
comincianti con ‹ç› (= [ʣ]) di tipo settentrionale o anche latino (çengibre
F/çençebre f cxii-5), e grafie comincianti con ‹g› (= [ʤ]) di tipo toscano
(gengibre F/genginbre f cxvi-14); come anche l’oscillazione tra forme con
consonante scempia (teres xcv-7, xcv-14, viles cxv-12) e forme con conso-
nante geminata (terre(s) cxiii-5, cxiii-20, ville(s) xciv-4, xciv-5, xciv-6,
xciv-7, xciv-8, ecc.). Le analisi di Fabrizio Cigni e di Fabio Zinelli hanno
rilevato l’esistenza in diversi testimoni del gruppo pisano-genovese di tratti
grafico-linguistici estranei al tipo toscano e compatibili invece col tipo ge-
novese, dovuti a condizionamenti di tipo “ambientale”, oppure alla presen-
za di scribi locali accanto a quelli di origine pisana67. Non possiamo stabili-
re con certezza se i generici settentrionalismi condivisi da Fe fsiano un di-
retto riflesso della scripta genovese oppure si spieghino con un ipotetico
passaggio del loro modello nell’Italia del Nord. Né si può escludere che la
loro facies ibrida sia un effetto dell’originaria sinergia tra il pisano Rusti-
chello e il veneziano Marco. I numerosi tratti che accomunano Fe fai co-
dici francesi prodotti nello scriptorium pisano-genovese fanno propende-
re per la prima ipotesi – o eventualmente per la terza – e autorizzano a ri-
tenere che l’antigrafo dei due testimoni franco-italiani sia stato vergato nel-
lo stesso ambiente in cui, nel 1298, aveva visto la luce il Devisement dou
monde.
32 Alvise Andreose - Chiara Concina
65 Mainone 1911: 52; Thomas 1913: cii; Breuer 1919: 272; Walberg 1928: xlvi; Tjer-
neld 1945: 44, 51; Wunderli 1982-2007: iii 128; 2006: 17; Rosellini 1980: 225-26; 1986:
36-37.
66 Parodi 1893: 314; Tomasin 2004: 98. Tale grafia è particolarmente frequente in f:
chousse xcv-17, chousses xcv-11, xcvi-8, xcvii-4.
67 Cigni 2008: 230-31; 2010: 197-98; Zinelli 2015: 115-16.
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composte tra il 1213 e il 1214 39
Armando Antonelli - Paolo Rinoldi, Un inedito trattato provenza-
le sulla preparazione dei colori 59
Alessandro Bampa, Il «bifrontismo» di Guglielmo IX e il caso di
En Peire, per mon chantar bel (BdT 453.1 = 335.23) 75
Sonia Maura Barillari, Il Cola Pesce di Walter Map: leggenda, tra-
dizione e strategie compositive 91
Francesco Bruno, «De vulgari in latinam linguam convertit»: prime
note sulla tradizione/traduzione di fonti francesi nel libro XXV
del Chronicon di Francesco Pipino 111
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Matteo Cambi, Note sull’Histoire ancienne jusqu’à César in area
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Roman d’Alexandre al Livre des merveilles dou monde 173
Rachele Fassanelli, (Ri)costruzioni nella prassi ecdotica della lirica
galego-portoghese 189
Sabrina Galano, Le livre des Cent nouvelles di Laurent de Premier-
fait e il Decameron di Boccaccio: divergenze testuali nella tra-
duzione della IX giornata 209
Luca Gatti, Bifrontismi minori. Appunti sulle liriche religiose at-
tribuite ad Arnaut Catalan nel canzoniere M 225
Andrea Ghidoni, Cultura e poetica dei dittici epici medievali 237
Magdalena Maria Kubas, Forme e legami litanici in alcune laude
mariane del Duecento 255
Claudio Lagomarsini, «Le lyon de l’empereor est eschapez». L’ini-
zio del Roman de Meliadus e il motivo del leone evaso 271
Margherita Lecco, Hue de Rotelande e i suoi maestri. Ancora sul
motivo del «torneo dei tre giorni» 287
Marco Maggiore, Convenzioni scrittorie e interferenza diasistema-
tica: riflessioni sui testi romanzi medievali in alfabeto greco 301
Michela Margani, Il Miroir du monde: verso una nuova edizione
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Pantalea Mazzitello, Un volgarizzamento fiorentino dell’Olympia-
de di Pierre de Beauvais 335
Maurizio Mazzoni, Maugis e Malagigi: la figura del mago ladro dal-
la chanson de geste ai cantari cavallereschi 349
Antonio Montinaro, Testi e lingue nel Salento medievale 365
Valentina Nieri - Giulio Vaccaro, Prologhi, prologuzzi e tappeti di
Fiandra guardati a rovescio 387
Arianna Punzi,Riflessioni sulla prima sezione del Lancelot en prose 405
Stefano Resconi, Forme del rapporto interdiscorsivo tra raccolte di
coblas provenzali e poesia comica toscana 419
Marco Robecchi, Riccoldo, Jean le Long e la sua raccolta odeporica:
traduttore o editore? 439
Fabio Romanini, La Vita de alcuni electi capitani volgarizzata da
Matteo Maria Boiardo: note di lingua e di stile 455
Oriana Scarpati, L’oscena faretra. Usi del lemma carcais nella lirica
trobadorica 469
Beatrice Solla, Una matrice tutta meridionale per il Ronsasvals, poe-
ma epico occitanico 483
Giuseppe Zarra, Per una nuova edizione critica dei volgarizzamenti
anonimi delle Consolationes senecane 499
Alina Zvonareva, La Danse Macabre di Parigi: tradizione testuale
tra manoscritti, incunaboli e scritture esposte 513
Indice degli autori e delle opere 529
540 Indice generale
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Bataille d'Aliscans " : Codex Marcianus fr. VIII [=252], testo con introduzione, note e glossario
  • La Versione Franco-Italiana
  • Della
1985 La versione franco-italiana della " Bataille d'Aliscans " : Codex Marcianus fr. VIII [=252], testo con introduzione, note e glossario, Niemeyer, Tübingen.
e dintorni) nell'età medievale
  • Aurea Genova E Una Versione Toscana Inedita Della Legenda
2006a Genova e una versione toscana inedita della legenda Aurea, in Poeti e poesia a Genova (e dintorni) nell'età medievale. Atti del convegno per Genova capitale della cultura Europea 2004, a cura di M. lecco, Edizioni dell'orso, Alessandria, pp. 43-67.
Il «Milione» veneto, ms. CM 211 della Biblioteca Civica di Padova , con la collaborazione di M. Mauro, premessa di l
  • Marco Polo
1999 Marco Polo, Il «Milione» veneto, ms. CM 211 della Biblioteca Civica di Padova, con la collaborazione di M. Mauro, premessa di l. Renzi, Marsilio, Ve- nezia.
Traités de fauconnerie et des chiens de chasse. Edition princeps de la version franco-italienne, Fritze, Stockholm -Thiébaud
  • Ghatrif Moamin
Moamin et Ghatrif. Traités de fauconnerie et des chiens de chasse. Edition princeps de la version franco-italienne, Fritze, Stockholm -Thiébaud, Paris. Tomasin, L.
Le canzoni di crociata dei trovatori composte tra il 1213 e il 1214
  • Francesco Saverio Annunziata
Francesco Saverio Annunziata, Le canzoni di crociata dei trovatori composte tra il 1213 e il 1214
ii: Aspremont, in «Zeitschrift für romanische Philologie» 10
  • Franko-Italienische Studien
1886a Franko-italienische Studien. ii: Aspremont, in «Zeitschrift für romanische Philologie» 10, pp. 22-55.
«De vulgari in latinam linguam convertit»: prime note sulla tradizione/traduzione di fonti francesi nel libro XXV del chronicon di Francesco Pipino 111
  • Francesco Bruno
Francesco Bruno, «De vulgari in latinam linguam convertit»: prime note sulla tradizione/traduzione di fonti francesi nel libro XXV del chronicon di Francesco Pipino 111
Il «bifrontismo» di Guglielmo IX e il caso di En Peire, per mon chantar bel (BdT 453.1 = 335
  • Alessandro Bampa
Alessandro Bampa, Il «bifrontismo» di Guglielmo IX e il caso di En Peire, per mon chantar bel (BdT 453.1 = 335.23) 75
le livre des cent nouvelles di Laurent de Premierfait e il Decameron di Boccaccio: divergenze testuali nella traduzione della IX giornata 209
  • Sabrina Galano
Sabrina Galano, le livre des cent nouvelles di Laurent de Premierfait e il Decameron di Boccaccio: divergenze testuali nella traduzione della IX giornata 209