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Attacco ischemico transitorio e rischio di ictus a breve termine Il ruolo prognostico dell’ABCD2 score

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Il rischio di sviluppare ictus dopo un AIT è aumentato. L'outcome dei pazienti può essere modificato profondamente da migliori approcci clinico-strumentali, terapeutici e di gestione in urgenza; essi quindi sono, oggi più che mai, mandatori per un trattamento e una prevenzione ottimali. Un approccio più corretto può contribuire anche a un uso più appropriato delle risorse sanitarie.
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PATOLOGIE CEREBROVASCOLARI
6 NUMERO 3 · 2012 la NEUROLOGIA italiana
Il rischio di sviluppare ictus dopo un AIT è aumentato. L’outcome dei pazienti
può essere modificato profondamente da migliori approcci clinico-strumentali,
terapeutici e di gestione in urgenza; essi quindi sono, oggi più che mai,
mandatori per un trattamento e una prevenzione ottimali. Un approccio più
corretto può contribuire anche a un uso più appropriato delle risorse sanitarie
Attacco ischemico transitorio e
rischio di ictus a breve termine
Il ruolo prognostico dell’ABCD2 score
Francesco Janes, Mariarosaria Valente, Gian Luigi Gigli
Clinica Neurologica, AOU “S. Maria della Misericordia”, Udine e Dipartimento di Scienze mediche
sperimentali e cliniche, Università di Udine, Udine
Lattacco ischemico transitorio (AIT) suscita gran-
de attenzione nella pratica clinica sia nell’ambito
della Medicina generale che in ambito Neuro-
logico, principalmente per il rischio di ictus ischemico a
breve-medio termine che esso comporta. Con gli standard
diagnostico-terapeutici dell’ultimo decennio, tale rischio è
stato dimostrato essere compreso tra il 10 e il 15 per cento
nei 90 giorni successivi all’evento. A loro volta, la metà
delle recidive si concentra addirittura nelle prime 48 ore
dall’evento (1).
La denizione clinica più ampiamente utilizzata risale an-
cora agli anni Sessanta e ai primi studi inglesi degli anni
Ottanta, ma è stata più volte confermata anche nella lette-
ratura più recente: l’AIT si denisce come l’esordio acuto
di un decit neurologico focale, di durata inferiore alle 24
ore e che, dopo adeguate indagini, possa essere attribuito a
causa vascolare ischemica. La denizione, in opposizione
all’ictus cerebrale ischemico, implica per di più l’assenza
di una lesione infartuale vera e propria; questa non è però
sempre dimostrabile dalla più comune indagine radiolo-
gica eseguita in fase acuta che è rappresentata dalla TAC
cerebrale, soprattutto nei cosiddetti ictus minori.
Da oltre 10 anni vi sono stati numerosi tentativi di mo-
dicare la denizione dell’AIT allo scopo di tener conto
dell’aspetto lesionale, ovvero passando da una cosiddet-
ta denizione “basata sul timing” della sintomatologia a
una invece “basata sull’assenza di danno tissutale”. Già
nel 2002, Albers e colleghi proposero di denire l’AIT
come un breve episodio di decit neurologico causato da
un’ischemia cerebrale o retinica, con sintomi clinici che
tipicamente (ma non invariabilmente) durano meno di
un’ora e senza evidenza di infarto acuto (2). La nuova de-
nizione di AIT è stata recepita anche dal gruppo di lavoro
dell’American Academy of Neurology (3) soprattutto per-
ché volta ad armonizzare l’organizzazione nosologica del-
la patologia cerebrovascolare con quella di altre condizioni
vascolari ischemiche, un esempio per tutti è la relazione tra
angina (non lesionale) e infarto del miocardio (con lesione
ischemica). Tuttavia, come ammesso dagli stessi Autori,
questa denizione porta con se il problema, così attuale
anche nella nostra realtà italiana, del differente accesso alle
tecniche di neuroimaging, TAC o RM, che di conseguenza
però porta a un diverso inquadramento del paziente a se-
conda del contesto e delle risorse in cui ci si trova a ope-
rare. D’altro canto recenti evidenze hanno pure suggerito
un rischio di recidiva simile tra AIT e minor stroke (4,5), e
le Linee guida di trattamento farmacologico pongono solo
minime differenze tra AIT e ictus ischemico (6). Sembra
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dunque che almeno in parte le due patologie possano es-
sere considerate nella pratica clinica un tutt’uno. Ciono-
nostante le scale di straticazione prognostica in uso per
l’AIT non sono risultate così performanti anche nell’ictus
minor, suggerendo la presenza sottostante di signicative
differenze patogenetiche (7). Per un approccio moder-
no all’AIT, è quindi inevitabile perseguire l’obiettivo di
adottare un work-up diagnostico avanzato (con particolare
riferimento alla RM dell’encefalo) e di conseguenza una
denizione “basata sull’assenza di danno tissutale”, per
identicare condizioni caratterizzate da momenti eziopato-
genetici omogenei e per i quali impostare un’ottimale stra-
ticazione del rischio nel setting dell’emergenza-urgenza.
CARATTERISTICHE CLINICHE
I sintomi di un AIT sono gli stessi riscontrabili per un ictus
quali, l’emiplegia, l’emiparesi o la paresi di un arto, l’ipo/
anestesia di un emisoma, la disartria o l’afasia, l’emianop-
sia; meno afdabili sono sintomi riferiti come la vertigi-
ne, la diplopia, l’instabilità posturale, soprattutto quando
si presentano isolatamente, non accompagnati da un altro
segno neurologico “focale”.
Nella denizione storica, l’AIT ha durata inferiore alle
24 ore, timing che è stato notevolmente ridotto in quella
più moderna, ove si riporta che l’AIT dura “tipicamente”
un’ora o meno (2). La casistica del nostro gruppo, selezio-
nata utilizzando ancora il tradizionale limite clinico delle
24 ore, conferma anche nella nostra realtà i dati già presenti
in letteratura (8), sui quali si basava il nuovo timing propo-
sto da Albers e colleghi: il 50 per cento degli AIT infatti ha
mostrato una durata complessiva inferiore o uguale ai 30
minuti (Figura 1) e il 75 per cento inferiore e uguale alle
2 ore. Già da tempo studi di RM, soprattutto con sequenze
in DWI, hanno dimostrato una correlazione tra l’aumento
della durata dei sintomi e l’aumento del riscontro di lesioni
infartuali sottostanti (9). Resta tuttavia una zona grigia tra
la patologia ischemica transitoria e l’ictus: se è vero infat-
ti, che una sintomatologia transitoria di durata inferiore a
un’ora rappresenta con tutta probabilità solo un’ischemia
transitoria mentre no al 50 per cento di quelle che durano
più di un’ora, ma meno di 24, nasconde lesioni ischemiche
sottostanti, è altrettanto evidente che esistono vere e pro-
prie ischemie transitorie (cioè non lesionali alla MR-DWI)
malgrado una durata dei sintomi anche di diverse ore (10).
Uno degli aspetti clinici fondamentali è quello diagnosti-
co-differenziale. Le patologie alternative capaci di causare
“sintomi cerebrali transitori” su base primitivamente non
vascolare ischemica, trombotica o embolica sono nume-
rose. In Figura 2 sono riportate con la relativa frequenza
osservata le diagnosi conclusive degli oltre 1.150 pazienti
del distretto sanitario di Udine, per i quali è stata richie-
sta una visita neurologica urgente nel sospetto di AIT, tra
il 2007 e il 2009. Dopo valutazione neurologica, solo il
19 per cento dei casi sospetti ebbe poi confermata una
diagnosi di AIT. I cosiddetti “TIA mimics” più frequen-
temente osservati nella nostra popolazione sono risultati
la vertigine isolata (31,8 per cento) e la sincope (21,3 per
cento), seguite dall’emicrania (6,5 per cento), dagli stati
confusionali (5,9 per cento), dalle crisi epilettiche (5,9 per
cento), dalle amnesie globali transitorie (5,6 per cento). È
ragionevole ritenere che la frequenza e la proporzione di
diagnosi alternative riscontrabili differiscano a seconda del
contesto territoriale e dei sistemi sanitari in cui ci si trovi a
operare. Anche in altre realtà però, rimane signicativa la
bassa proporzione tra diagnosi effettive di AIT e le valuta-
Fonte: elaborazione di dati personali
Figura 1. Durata dell’attacco ischemico transitorio (178 pazienti)
25° percentile
=
13,7 minuti
52° percentile
=
32,5 minuti
75° percentile
=
120 minuti
80° percentile
=
180 minuti
-40 0 40
120
120 200 280 360 440 520 600
minuti
frequenza
680 760 840 920 1000 1080 1160 1240
100
80
60
40
20
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zioni neurologiche richieste per tale sospetto, 14 per cento
in Prabhakaran e coll. (11) e 35,9 per cento in Dennis e
coll. (12).
EPIDEMIOLOGIA IN ITALIA
Agli inizi degli anni Ottanta, Fratiglioni e colleghi riporta-
vano un’incidenza di AIT di 3,1/1.000
ab/anno, in un’indagine condotta trami-
te questionario, limitata alla popolazio-
ne di età compresa tra i 40 e i 65 anni
dei paesi di Sesto Fiorentino e Vaglia
(FI) (13). Per queste e altre caratteristi-
che metodologiche dell’indagine, i loro
dati erano tuttavia soggetti a sovrasti-
ma. Pochi anni dopo invece, Ricci e
collaboratori intrapresero a Perugia un
primo studio epidemiologico di popo-
lazione senza limiti di età all’arruo-
lamento, includendo molti dei criteri
di identicazione dei casi considerati
ottimali per gli studi epidemiologici,
sia in termini di cold-pursuit che di
hot-pursuit. Con tale metodologia essi
ottennero un tasso di incidenza pari a
0,64/1.000/ab/anno (0,47 e 0,42 rispet-
tivamente standardizzato sulla popola-
zione italiana e su quella europea) (14).
Negli anni Novanta è stato condotto da
Lauria e collaboratori un altro studio
epidemiologico sulla popolazione della
provincia di Belluno: l’incidenza rilevata di nuovi AIT è
stata dello 0,80/1.000/ab/anno (0,58 aggiustata per la po-
polazione europea) (15).
Il nostro gruppo ha portato a termine tra il 2007 e il 2009
uno studio epidemiologico volto, tra gli altri obiettivi, an-
che a denire, secondo i più aggiornati standard di ricerca
epidemiologica, l’incidenza di AIT nel distretto sanitario di
Fonte: elaborazione di dati personali
Figura 2. Sintomi neurologici transitori in urgenza: distretto di Udine (2007-2009)
1153 pazienti visitati
178 AIT
AIT incidenti 161 AIT prevalenti 17
Vertigine isolata 297
Sincope 199
Emicrania 61
Stato confusionale/sintomi non focali 55
Epilessia 55
Amnesia globale transitoria 52
Possibile AIT 48
AIT post-stroke 41
Cecità bilaterale isolata 23
Attacco con caduta 16
Diplopia isolata 11
Altre 117
41 AIT post-stroke 934 altre diagnosi
Fonte: Cancelli I et al. Stroke 2011; 42 Oct (10): 2751-7
6,00
5,00
4,00
3,00
2,00
1,00
0,00
0-44 45-54 55-64 65-74 75-84 85 +
classi di età
Incidenza (1.000 ab/anno)
maschi
femmine
Figura 3. Incidenza di AIT per età e sesso (distretto di Udine 2007-2009)
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Udine. L’incidenza è risultata di 0,52/1.000/ab/anno (0,45
e 0,25 rispettivamente standardizzato sulla popolazione
italiana e su quella europea) (16). L’età media di insorgen-
za è stata 76,4 anni (SD 11,7; mediana 79) e la proporzione
del genere femminile è stata del 49 per cento. La TC del
capo è l’esame cui è stata sottoposta la quasi totalità dei
pazienti, soprattutto quelli ospedalizzati (95 per cento nel-
la nostra casistica), seguito dall’ecodoppler dei TSA (85,7
per cento nel nostro campione). Meno del 10 per cento è
stato invece sottoposto in fase acuta a RM encefalo.
L’incidenza di AIT è risultata maggiore nel sesso maschi-
le rispetto a quello femminile, con un’incidenza relativa
(dopo aggiustamento per la struttura della popolazione nei
due sessi) pari a 1,79 (95 per cento CI 1,32 2,44). Tale
differenza era massima tra i 55 e i 64 anni, fascia di età
in cui è risultata pari a 11,4 (95 per cento CI 1,4 89,7)
(Figura 3).
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI ICTUS
L’aspetto prognostico dell’AIT è indubbiamente quello più
saliente e interessante alla luce della dimostrazione che un
suo trattamento aggressivo e dedicato n dalla fase acuta
può portare a una riduzione del rischio di recidiva anche
dell’80 per cento (1). Diversi strumenti prognostici sono
stati proposti e validati per straticare il rischio cerebro-
vascolare nei pazienti con AIT; tra questi l’ABCD2 score
è, a oggi, il più diffuso in letteratura (17,18), dimostrando
una buona capacità nell’identicare i pazienti a rischio, sui
quali intervenire selettivamente. L’ABCD2 score assegna
un punteggio da 0 a 7 in base a 5 items: età (A), pressione
arteriosa (B), sintomatologia (C), durata dell’evento (D) e
presenza di diabete (D2) (Tabella1).
Ulteriori evoluzioni sono state proposte e hanno ulterior-
mente migliorato la straticazione del rischio: l’ABCD3,
nel quale la terza D si riferisce a un “Dual AIT”, ovvero ag-
giunge 2 punti se presente un AIT anamnestico nei 7 giorni
precedenti l’evento; l’ABCD3-I score aggiunge ulteriori 4
punti in presenza di stenosi carotidea sintomatica signi-
cativa (>50 per cento) e di immagini positive per ischemia
all’RM-DWI (19).
Oltre a stimare l’incidenza dell’AIT, di recente il nostro
gruppo si è proposto anche di validare sulla popolazione
italiana l’ABCD2 score (16). Nella nostra casistica 18 su
ABCD2 ScoreTABELLA 1
A-ETÀ >60 anni 1 punto
B-PRESSIONE
ARTERIOSA
PAS >140mmHg
e/o
PAD 90mmHg
1 punto
C-SINTOMATOLOGIA
Ipostenia unilaterale 2 punti
Disturbo del linguaggio isolato 1 punto
Altri sintomi 0 punti
D-DURATA
DELL’EVENTO
60 minuti 2 punti
10-59 minuti 1 punto
<10 minuti 0 punti
D2-PRESENZA
DI DIABETE
Glicemia a digiuno >7 mmol/l
o >11,1 mmol/l non a digiuno,
oppure uso di farmaci ipoglicemizzanti o insulina
1 punto
Fonte: elaborazione di dati personali
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161 pazienti hanno presentato un ictus nei 90 giorni suc-
cessivi l’AIT. Il rischio stimato di sviluppare un ictus dopo
AIT è risultato del 2,5 per cento (95 CI 0,7-6,2), 5,6 (95
CI 2,6-10,3), 6,2 (95 CI 3,0-11,1) e 11,2 per cento (95 CI
6,8-17,1) rispettivamente a 2, 7, 30 e 90 giorni. Inoltre è
stata trovata una forte associazione tra il punteggio all’AB-
CD2 score e il rischio di un ictus dopo AIT. Infatti, nessun
paziente con ABCD2 score <4 ha avuto un ictus ricorrente
entro i 90 giorni (Figura 4).
Straticando il rischio a 2 giorni (25 per cento complessi-
vamente) secondo il punteggio ABCD2 esso è risultato pari
a 0 per pazienti con ABCD2 <4, 1,4 per cento (0,2 – 9,6)
per i pazienti con ABCD2 score 4-5 e a 8,8 per cento (2,9
– 24,9) per i pazienti con ABCD2 score 6-7. L’analisi delle
curve AUROC (Receiver Operating Characteristic) per la
scala di valutazione ha evidenziato un’area sotto la curva
di 0,85 (95 CI 0,72-0,97). Il rischio a 90 giorni è risultato
pari a 12,7 per cento (6,8 – 23,0) per i pazienti con ABCD2
score 4-5 e a 23,9 per cento (12,7 – 42,4) per i pazienti con
ABCD2 score 6-7; l’AUROC è risultata 0,76 (95 CI 0,67
-0,86).
Una recente metanalisi proposta dal gruppo inglese (Giles
e coll.) che storicamente ha affrontato per primo l’argo-
mento (20), ha confermato l’abilità predittiva della scala.
Ciononostante negli ultimi due anni è sorto un fervido di-
battito sull’effettiva utilità dello score prognostico: San-
ders e colleghi in un’analisi statistica (21) sull’ ABCD2
score concludono che rispetto al prolo di rischio vascola-
re che il paziente già possiede al baseline, la straticazione
mediante i 5 items non sia utile, rimanendo i pazienti a bas-
so rischio al baseline comunque a bassa
probabilità di sviluppare un ictus indi-
pendentemente dal punteggio assegna-
to, mentre, malgrado un basso ABCD2
score, i pazienti con elevato rischio al
baseline rimarrebbero ugualmente ad
alto rischio vascolare.
In effetti lo score non è in grado di co-
gliere la complessità eziopatogenetica
dell’AIT e no a un 20 per cento dei
casi con ABCD2 score <4 nasconde un
rischio di ictus a 90 giorni pari a quello
dei casi con ABCD2 score ≥4 (22).
È per questo che, come da noi sottoli-
neato (16), tutti i pazienti con AIT deb-
bono essere studiati e trattati con urgen-
za dal punto di vista cerebrovascolare
(con ecograa carotidea, ecodoppler
transcranico, visita cardiologica, ECG
ed ecocardiograa, terapia adeguata,
rivascolarizzazione ecc.): Amaren-
co riporta come in strutture dedicate
all’AIT, una fase di screening diagno-
stico (imaging carotideo e transcrani-
co, ECG, visita cardiologica ed eventuale ecocardiograa
transtoracica) possa avvenire in meno di 4 ore (23). I dati
che emergono per altro dallo studio SOS-TIA (24) dimo-
strano, assieme a quelli dello studio EXPRESS (1) che un
approccio di questo tipo porta a un rischio di ictus a 90
giorni dell’ 1-2 per cento. Il rischio misurato nel nostro stu-
dio sulla popolazione italiana resta ancora purtroppo molto
superiore, pari all’11,2 per cento, singolarmente simile a
quel 10,3 per cento che Rothwell e coll. osservavano nella
fase iniziale dello studio EXPRESS stesso, che, come nel
nostro studio osservazionale, non prevedeva appunto un
intervento medico “aggressivo”. Con tale approccio uno
screening urgente negativo (ovvero l’assenza di un’atero-
sclerosi signicativa, di segni di instabilità cardiovascola-
re, di patologia embolica o aritmogena) è riscontrabile nel
75 per cento circa dei pazienti che possono quindi essere
dimessi nella stessa giornata con il trattamento farmacolo-
gico dettato dalle Linee guida.
L’approccio basato sull’identicazione di “fattori progno-
stici veri” piuttosto che su una scala semplicata non ha
tuttavia chiarito a oggi una zona di incertezza nella qua-
le, come riette Amarenco stesso in un recente editoriale
(23), l’ABCD2 score conserva ancora probabilmente la sua
utilità. Esso infatti può aiutare a prendere una decisione
sull’indicazione all’ospedalizzazione nei pazienti con tria-
ge urgente negativo: pazienti con management urgente ne-
gativo e ABCD2 score <4 hanno infatti un rischio di ictus a
90 giorni dello 0,4 per cento, valore che sale invece a 3 per
ABCD2 score ≥4 (23).
Fonte: elaborazione di dati personali
<4 4 5 6 7
ABCD2
Figura 4. Rischio di ictus a 90 giorni da un AIT stratificato
per punteggio ABCD2
25%
22,2%
16,7%
7,5%
0%
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PROPOSTA DI PERCORSO GESTIONALE
Di seguito proponiamo una ow-chart sintetica di un per-
corso diagnostico ottimale per l’AIT (Figura 5). Esso
si articola in una fase di I livello e una fase di II livello
che idealmente vengono entrambe condotte in un setting
di urgenza per concludersi con l’ospedalizzazione o la di-
missione al domicilio del paziente. Al momento tuttavia la
fase di II livello è molto difcilmente realizzabile prima
di decidere se ricoverare o meno il paziente in ambiente
neurologico. Una gestione accettabile potrebbe pertanto
prevedere che tutti i pazienti con ABCD2 score ≥4 o con
sospetti fattori di criticità vascolari vengano ospedaliz-
zati per eseguire gli accertamenti più avanzati già dopo
la prima valutazione in Pronto soccorso. Ai pazienti con
ABCD2 score <4 dovrebbe comunque essere garantito di
poter espletare tutte le indagini ambulatorialmente, in un
percorso codicato e con certezza di tempi non superiori
a una settimana.
CONCLUSIONI
L’interesse per l’AIT è legato alla possibilità di intrapren-
dere strategie diagnostico-terapeutiche tali da ridurre il
rischio di ictus cerebrale ischemico e quindi la disabilità
che ne può derivare. Gli ultimi decenni hanno visto note-
voli passi avanti nella caratterizzazione e nel trattamento
dell’AIT: l’Italia è ancora indietro nella programmazione
Fonte: elaborazione di dati personali
Figura 5. Flow-chart diagnostica del paziente con AIT in urgenza
Fon
te:
ela
bor
azi
one
di
da
per
son
ali
Sintomatologia neurologica transitoria (sospetto AIT)
Pronto soccorso
Esami di I livello: ECG, TC cerebrale senza mdc, esami ematici urgenti
Valutazione neurologica
Neurologia – TIA clinic
Esami di II livello: Ecodoppler TSA/TCD, visita cardiologica (se alterazioni ECG)
(se disponibili: ecocardiografia TT, RM encefalo DWI)
Diagnosi alternativa AIT definito
Esami di I livello,
esami di II livello,
obiettività neurologica:
tutti nella norma
Stenosi carotidea sintomatica
Stenosi intracerebrale
Imaging DWI con segni di ischemia
Instabilità cardiaca/fonti emboligene
Ricovero ospedaliero
Indagini
e trattamento
specifici ABCD
2
<4:
Gestione
ambulatoriale
ABCD
2
4:
Ricovero
ospedaliero
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clock access (SOS-TIA): feasibility and effects. Lancet Neurol 2007; 6:953-60.
di un percorso diagnostico-assistenziale che partendo dalle
Linee guida attuali in tema di patologia cerebrovascolare
permetta al paziente che lo necessita di ottenere tutti gli
interventi efcaci per prevenire l’ictus e che, al contempo,
consenta di evitare sprechi nell’uso delle risorse del siste-
ma sanitario. Lo scopo è da un lato quello di identicare
tutti i pazienti da ospedalizzare e immediatamente candi-
dabili in caso di recidiva a terapia trombolitica, dall’altro,
garantendo a tutti un efcace work-out, di impostare un
trattamento il più possibile “ritagliato” sui meccanismi
siopatologici di danno cerebrovascolare nello specico
paziente.
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Article
A simple self-administered questionnaire was mailed to a population sample of 8,626 (40–65 years old) to identify transient ischemic attacks (TIAs) that occurred in the previous 12 months. This study was conducted in a well-defined, medically controlled geographic area. 75.4% of the questionnaires were returned. The procedure identified 52 TIA cases (43 definite and 9 uncertain). The 12-month period prevalence for TIAs was 6.6 per 1,000 (95% confidence limits of 4.8–8.9) among the respondents. The annual incidence rate for first TIAs was 3.1 per 1,000 (95% confidence limits of 1.9–4.7). Our results differ from those reported in hospital series or in population surveys based on clinical records, with higher incidence and prevalence rates, female preponderate and higher frequency of vertebrobasilar attacks.
Article
The SEPIVAC study is a community-based epidemiological survey of incidence and outcome of transient ischaemic attacks (TIAs) and strokes in the territory of the 6th Local Health Unit, Umbria, Italy, where 49218 people live, from 1 September 1986 to 31 August 1989. All cases were registered with the study either by notification from general practitioners (GPs) or by a check of hospital admission within the study area and in the two hospitals of Perugia. There were 94 incident cases of TIAs (45 males, 49 females), thus giving a crude rate of 0.64 per 1000 per year [95% conficence intervals (CI) 0.52/0.78]. The rate adjusted to the European population is 0.42 (CI 0.33/0.54). Mean age was 69.4 years, and females were significantly older than males. The weighted relative risk for males was 1.19 (CI 0.79/1.79). Thirty-one patients were treated at home by their GPs. Females had hypertension more frequently than males, whereas males smoked more frequently; we did not find any other statistically significant difference in the distribution of risk factors. Twelve patients out of 58 who had CT had an infarct, and 29 out of 54 submitted to Doppler ultrasonography had carotid stenosis. At 1 month, 4 patients had suffered an ischaemic stroke, 1 of whom died. At 6 months, 3 further strokes and 2 further deaths (1 due to myocardial infarction) had occurred.
Article
To study the accuracy of the ABCD2 score in predicting early stroke risk following TIA and to model post-test probability of stroke for varying cutoff scores and baseline stroke risk. Medline, PubMed, Embase, conference proceedings, and manuscript references up to October 2010 were searched for studies reporting ABCD2 score and stroke outcome after TIA. Additional data were requested from authors. Meta-analysis, meta-regression, and post-test probability modeling were undertaken to assess prediction of stroke at 2, 7, and 90 days. Of 44 eligible studies, data were available for 33 (16,070 patients): 26/33 reported stroke at 2 days (533 strokes), 32/33 at 7 days (781 strokes), and 28/33 at 90 days (1,028 strokes) after TIA. Using scores 0-3 ("low risk") and 4-7 ("high risk") for stroke at 7 days, pooled measures were sensitivity 0.89 (0.87-0.91), specificity 0.34 (0.33-0.35), positive predictive value 0.08 (0.07-0.09), negative predictive value 0.98 (0.98-0.98), positive likelihood ratio (PLR) 1.43 (1.33-1.54), negative likelihood ratio (NLR) 0.40 (0.33-0.50), and area under the curve (AUC) 0.70 (0.62-0.78). Results were similar at days 2 and 90. There was moderate heterogeneity while pooling PLR (p < 0.01, I(2) >50%), with stroke specialist TIA diagnosis associated with slightly higher PLR. At 5% baseline stroke risk, ABCD2 >3 indicated an absolute increase in 7-day stroke risk of only 2.0% while a score ≤3 indicated a 2.9% decrease in risk. Changes in risk were very small when baseline stroke risk was lower. The ABCD2 score leads to only small revisions of baseline stroke risk particularly in settings of very low baseline risk and when used by nonspecialists.
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Patients with TIA are at high risk of short-term stroke, myocardial infarction, and vascular death. Because stroke risk is reduced by immediate medical or surgical intervention, emergent evaluation and treatment is warranted. The Effect of urgent treatment of transient ischemic attack and minor stroke on early recurrent stroke (EXPRESS) and effectiveness of round-the-clock access (SOS-TIA) studies1 showed that urgent evaluation and initiation of preventive treatments such as antiplatelets, statins, anticoagulation, and carotid revascularization markedly reduce the risk of early stroke after a TIA or minor stroke. The ABCD2 score, based on clinical features and demographic data, has been shown to predict the short-term stroke risk after TIA and is being increasingly used to triage patients with TIA. However, its low interrater reliability, poor correlation with imaging findings, and its inability to identify patients who require in-hospital intervention preclude the use of the ABCD2 scores as a sole decision-making tool. In other words, the ABCD2 score represents field glasses that help shepherds to visualize a flock at a long distance in an attempt …
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Should this patient be urgently evaluated? Yes, this patient should be evaluated because any transient ischemic attack (TIA), regardless of ABCD2 score,1 may be due to significant arterial stenosis or a cardiac source of embolism that needs to be urgently detected and treated. When? This person should be evaluated within hours after the first call to medical attention because a devastating stroke may quickly follow a TIA. We therefore should be available 24/7. We have shown that this is feasible but needs good organization.2 Where? The best setting is the one that is effective. A TIA clinic can be located in the outpatient clinic of the stroke center, in the emergency department, or in a day hospital. In our model, we admit all patients with TIA to a dedicated TIA clinic located at the day hospital, which is a part of our comprehensive stroke center. We then triage patients based on actual findings with the diagnostic tests, not with the ABCD2 score. Which diagnostic tests? In my opinion, MRI should be the preferred …
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The importance of transient ischemic attack (TIA) lies on the short-term risk of stroke, and the ABCD2 score may improve early stroke risk prediction. However, population-based studies are still needed. We aimed to provide data on TIA incidence and to evaluate the ABCD2 predictive ability for early recurrent stroke in a population-based study. This study is part of a 2-year prospective community-based registry of all cerebrovascular events in the district of Udine (153 312 inhabitants), Friuli Venezia Giulia region, northeast of Italy, between April 1, 2007 and March 31, 2009. Multiple overlapping sources for finding cases were used, combining hot and cold pursuit. We identified 178 TIA, 161 (90.4%) of which were incident. The crude overall annual TIA incidence rate per 1000 residents was 0.52 (95% confidence interval [CI], 0.45-0.61). Incidence rate was 0.45 (95% CI, 0.31-0.65) when standardized to the 2007 Italian population and 0.25 (95% CI, 0.16-0.39) when standardized to the European standard population. Estimates of stroke risk after the index TIA within 2, 7, 30, and 90 days were, respectively, 2.5% (95% CI, 0.7-6.2), 5.6% (95% CI, 2.6-10.3), 6.2% (95% CI, 3.0-11.1), and 11.2% (95% CI, 6.8-17.1). ABCD2 score was strongly associated with stroke occurrence after index TIA: the areas under the receiver operating characteristic curve at 2, 7, 30, and 90 days were, respectively, 0.85 (95% CI, 0.72-0.97), 0.69 (95% CI, 0.56-0.82), 0.69 (95% CI, 0.56-0.85), and 0.76 (95% CI, 0.67-0.86). No patients with an ABCD2 score <4 had a stroke within the 90-day follow-up period. This study adds new data on TIA incidence and prognosis and it further validates the ability of the ABCD2 score to identify patients at early risk for stroke.
Article
The ABCD(2) score predicts the early risk of stroke after transient ischemic attack. The early risk of recurrence after minor stroke is as high but the only validated prognostic scores for use in minor stroke predict long-term risk of recurrence: the Essen Stroke Risk Score and the Stroke Prognosis Instrument II. We determined the prognostic value of the ABCD(2) score, Essen Stroke Risk Score, and Stroke Prognosis Instrument II in a prospective population-based study in Oxfordshire, UK, of all incident and recurrent stroke (Oxford Vascular Study). Minor stroke was defined as an National Institutes of Health Stroke Scale score ≤5 at the time of first assessment. The 90-day risks of recurrent stroke were determined in relation to each score. Areas under the receiver operator curves indicated predictive value. Of 1247 first events in the study period, 488 were transient ischemic attacks, 520 were minor strokes, and 239 were major strokes. The ABCD(2) score was modestly predictive (area under the receiver operator curve, 0.64; 0.53 to 0.74; P=0.03) of recurrence at 7 days after minor stroke and at 90 days (0.62; 0.54 to 0.70; P=0.004). Neither Essen Stroke Risk Score (0.50; 0.42 to 0.59; P=0.95) nor Stroke Prognosis Instrument II (0.48; 0.39 to 0.60; P=0.92) were predictive of 7-day or 90-day risk of recurrent stroke. Of the traditional vascular risk factors, etiologic classification (Trial of ORG 10172 in Acute Stroke Treatment) and variables in the ABCD(2) score, only blood pressure >140/90 mm Hg (hazard ratio, 2.75; 1.18 to 6.38; P=0.02) and large artery disease (hazard ratio, 2.21; 1.00 to 4.88; P=0.05) were predictive of 90-day risk. The predictive power of the ABCD(2) score is modest in patients with minor stroke, and neither the Essen Stroke Risk Score nor the Stroke Prognosis Instrument II predicts early recurrence. More reliable early risk prediction after minor stroke is required.
Article
The ABCD² score improves stratification of patients with transient ischaemic attack by early stroke risk. We aimed to develop two new versions of the score: one that was based on preclinical information and one that was based on imaging and other secondary care assessments. We analysed pooled data from patients with clinically defined transient ischaemic attack who were investigated while in secondary care. Items that contribute to the ABCD² score (age, blood pressure, clinical weakness, duration, and diabetes), other clinical variables, carotid stenosis, and abnormal acute diffusion-weighted imaging (DWI) were recorded and were included in multivariate logistic regression analysis of stroke occurrence at early time intervals after onset of transient ischaemic attack. Scores based on the findings of this analysis were validated in patients with transient ischaemic attack from two independent population-based cohorts. 3886 patients were included in the study: 2654 in the derivation sample and 1232 in the validation sample. We derived the ABCD³ score (range 0-9 points) by assigning 2 points for dual transient ischaemic attack (an earlier transient ischaemic attack within 7 days of the index event). C statistics (which indicate discrimination better than chance at >0·5) for the ABCD³ score were 0·78 at 2 days, 0·80 at 7 days, 0·79 at 28 days, and 0·77 at 90 days, compared with C statistics for the ABCD² score of 0·71 at 2 days (p=0·083), 0·71 at 7 days (p=0·012), 0·71 at 28 days (p=0·021), and 0·69 at 90 days (p=0·018). We included stenosis of at least 50% on carotid imaging (2 points) and abnormal DWI (2 points) in the ABCD³-imaging (ABCD³-I) score (0-13 points). C statistics for the ABCD³-I score were 0·90 at 2 days (compared with ABCD² score p=0·035), 0·92 at 7 days (p=0·001), 0·85 at 28 days (p=0·028), and 0·79 at 90 days (p=0·073). The 90-day net reclassification improvement compared with ABCD² was 29·1% for ABCD³ (p=0·0003) and 39·4% for ABCD³-I (p=0·034). In the validation sample, the ABCD³ and ABCD³-I scores predicted early stroke at 7, 28, and 90 days. However, discrimination and net reclassification of patients with early stroke were similar with ABCD³ compared with ABCD². The ABCD³-I score can improve risk stratification after transient ischaemic attack in secondary care settings. However, use of ABCD³ cannot be recommended without further validation. Health Research Board of Ireland, Irish Heart Foundation, and Irish National Lottery.
Article
Transient ischemic attack (TIA) etiologic data and the ABCD(2) score may improve early stroke risk prediction, but studies are required in population-based cohorts. We investigated the external validity of the ABCD(2) score, carotid stenosis, and atrial fibrillation for prediction of early recurrent stroke after TIA. Patients with TIA in the North Dublin city population (N=294 529) were ascertained by using overlapping hospital and community sources. The relations between individual ABCD(2) items, carotid stenosis, atrial fibrillation, and early stroke were examined. In confirmed TIA cases (n=443), carotid stenosis predicted 90-day stroke (hazard ratio=2.56; 95% CI, 1.27 to 5.15, P=0.003). Stroke risk rose with increasing grade of carotid stenosis, ranging from 5.4% (95% CI, 3.3% to 8.7%) with <50% stenosis to 17.2% (95% CI, 9.7% to 29.7%) with severe stenosis/occlusion (hazard ratio=3.3; 95% CI, 1.5 to 7.4, P=0.002). In confirmed TIA cases (n=443), the ABCD(2) score performed no better than chance for prediction of 90-day stroke (c-statistic=0.55; 95% CI, 0.45 to 0.64), largely related to the 24.2% (8/33) of patients who experienced a recurrence and had low ABCD(2) scores (0-3). However, in nonspecialist-suspected TIA cases (n=700), the predictive utility improved for stroke at 28 (c-statistic=0.61; 95% CI, 0.50 to 0.72) and 90 (c-statistic=0.61; 95% CI, 0.52 to 0.71) days. In a population-based TIA cohort, significant predictive information was provided by carotid stenosis. The ABCD(2) score had predictive utility in patients with TIA suspected by nonspecialists. Low scores occurred in several patients with stroke recurrences, suggesting that caution is needed before using the score in isolation.