Riassunto I biofertilizzanti a base di estratti di microalghe rappresentano un'alternativa ecologicamente sostenibile per potenziare la produzione agricola e proteggere le colture. Questo campo è uno dei più promettenti ambiti della biotecnologia e della bioingegneria, ricco di potenzialità da scoprire. Le microalghe sono organismi microscopici multifunzionali, capaci di effettuare la fotosintesi e di fornire alle piante azoto in forme prontamente assimilabili, oltre a migliorarne lo sviluppo tramite l'azione di fitormoni come auxine, gibberelline e citochine, nonché fornendo loro macro e micronutrienti essenziali. Per crescere, questi organismi fotosintetici hanno bisogno di condizioni simili a quelle delle piante: luce, temperatura (compresa tra i 18 e i 28 gradi Celsius), pH (tra 6 e 9) e nutrienti provenienti da fonti organiche come compost, letame di vario genere, oppure inorganiche come agrochimici. Possono essere coltivati sia su larga scala all'aperto, in sistemi ad atmosfera aperta, che in condizioni controllate, all'interno di fotobioreattori. Nella nostra sintesi, mettiamo a confronto i vari tipi di biofertilizzanti, le diverse colture di microalghe e la loro produzione su vasta scala, offrendo una panoramica sulla situazione mondiale di questi prodotti e analizzando le principali sfide da affrontare, come il costo di produzione, la selezione e l'ottimizzazione delle tecniche di isolamento dei ceppi e la progettazione dei bioreattori. INTRODUZIONE: Uno dei problemi più significativi che il mondo affronta nell'ambito agricolo è dato dall'abuso indiscriminato di prodotti chimici agricoli o fertilizzanti artificiali. Questi prodotti, non solo non hanno portato ad un aumento delle rese nella produzione delle colture ma hanno invece causato diversi effetti negativi sull'ambiente e sulla salute umana. Tra i problemi ambientali causati si annoverano il degrado ecologico che ha creato zone marine morte, l'eutrofizzazione, l'infertilità del suolo e la perdita di biodiversità (Kohler e Triebskorn, 2013). Da un punto di vista della salute umana, è stato dimostrato che l'utilizzo di tali prodotti nel tempo colpisce sia gli agricoltori che li applicano sia le persone che vivono nelle vicinanze delle aree di applicazione (Vargas, 2015). Inoltre, i prezzi dei fertilizzanti azotati hanno avuto un aumento sul mercato, portando ad un incremento dei costi di produzione e una diminuzione della redditività delle colture. Un'alternativa per ridurre l'uso di sostanze chimiche è l'uso totale o parziale di biofertilizzanti (Aghiliet al., 2014), definiti come prodotti contenenti microrganismi vivi o componenti derivati da organismi come batteri, funghi e alghe che promuovono le proprietà chimiche e biologiche del suolo, oltre a ripristinare la sua fertilità e stimolare la crescita delle piante (Abdel-Raouf et al., 2012). Inoltre, forniscono un passo importante nell'agricoltura sostenibile (Lauriano-Barajas e Vega-Frutis, 2018), essendo rispettosi dell'ambiente e accettati dalla società (Mamani de Marchese Filippone, 2018).